Dal 26 marzo al 4 aprile, sarà possibile visitare a Rieti, all’interno della sede della Sabina Universitas, la mostra itinerante “il Viaggio del Plasma”, un percorso visivo per raccontare il processo di produzione dei farmaci plasmaderivati salvavita, a partire dalla donazione di sangue. L’iniziativa, che è stata già ospitata a Siena, Firenze e Roma, è parte di un più ampio progetto educativo e informativo, rivolto alle comunità delle Regioni a cura del Consorzio Pla.Net (Plasma Network), che unisce Toscana, Campania, Lazio, Marche, Molise e l’Ispettorato Generale della Sanità Militare e con il supporto non condizionante di Takeda, azienda leader nella produzione di plasmaderivati con due stabilimenti a Pisa e Rieti.
Il percorso de “Il Viaggio del Plasma” è sviluppato attraverso le immagini di associazioni di donatori, strutture trasfusionali, centri di raccolta, siti produttivi e associazioni di pazienti, per sensibilizzare, soprattutto i giovani, sull’importanza della donazione di sangue e plasma e del valore terapeutico e sociale delle terapie salvavita.
Il plasma, una risorsa strategica a livello globale e non sintetizzabile chimicamente, rappresenta una fonte preziosa ottenuta esclusivamente attraverso la generosità dei donatori. Donare plasma è un gesto semplice, indolore e sicuro, che gioca un ruolo cruciale nella produzione di farmaci salvavita per la cura di malattie gravi e rare come: l’Emofilia di tipo A e B, le malattie emorragiche, le immunodeficienze primitive, l’angioedema ereditario e le patologie respiratorie ereditarie. Aperta a tutti i soggetti in buona salute tra i 18 e i 65 anni, la donazione viene, inoltre, effettuata previa visita medica ed esami di laboratorio, contribuendo così a uno screening gratuito dei volontari[1].
Per comprendere quanto la donazione sia un atto estremamente importante per la comunità dei pazienti, basta sapere che per la cura annuale di una persona affetta da immunodeficienza primitiva occorrono 130 donazioni di plasma e che per le terapie annuali di un pazienze con emofilia ne servono 1.200[2].
Con questa iniziativa, all’interno di una prestigiosa sede universitaria, si intende richiamare l’attenzione sulla cultura della donazione e sensibilizzare proprio quella fascia di popolazione, tra i 18 ed i 30 anni, che potrebbe contribuire in maniera decisiva all’incremento delle donazioni ed all’ulteriore compensazione delle attuali carenze.