A partire dalla notte del 1 luglio 2010, quando una banda di quattro persone, col volto coperto, irrompevano all’interno dell’abitazione del rappresentante di commercio Giovanni Del Fante sulla Via Nazionale a Castel Sant’Angelo, sono iniziate e proseguite senza sosta le indagini dei Carabinieri del Reparto Operativo di Rieti e del Nucleo Operativo della Compagnia di Cittaducale.
Giovanni Del Fante alle tre di notte, legato e imbavagliato, fu anche violentemente percosso con un bastone ripetutamente alle gambe, alle braccia e alla schiena, riportando traumi contusivi della colonna cervicale e contusioni multiple, che furono giudicate guaribili in 10 giorni. Per due ore la casa venne messa a soqquadro e i rapinatori si impossessarono di preziosi, denaro contante, orologi, computer e televisore, per un valore di circa 5.000 euro.
L’operazione denominata “Lucciole Selvagge”, partì da un accurato sopralluogo svolto dalla “Sezione Rilievi” del Reparto Operativo. Un sopralluogo durato un’intera giornata, nel corso del quale furono messe a reperto impronte digitali e tracce biologiche. Nel contempo, gli uomini del Nucleo Operativo della Compagnia di Cittaducale, tramite l’ausilio di idonei sistemi tecnici di indagine cominciarono ad identificare, uno per uno, tutti i possibili componenti della banda, ai quali venivano di volta in volta prelevate le impronte digitali per poi compararle con quelle rinvenute sulla scena del furto.
Un’intensa attività investigativa coordinata dalla Dott.ssa Lucia De Santis, della Procura della Repubblica di Rieti, che non ha mai dato tregua agli autori dell’efferato gesto e oggi, a distanza di un mese, i rapinatori hanno un volto e un nome. Si tratta di una banda di cittadini romeni, pluripregiudicati, senza fissa dimora, rintracciati in varie località della provincia di Roma, a Prima Porta, a Palombara Sabina e a Capena.
Un articolato dossier è stato inviato dalla Dott.ssa De Santis al G.I.P, Dott.ssa Tamara De Amicis, che ha prontamente emesso le ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di:
Luminita Varga del 1990, senza fissa dimora, catturata a Palombara Sabina;
Ioana Gabriela Lacatus del 1982, catturata a Capena;
Nicolae Gulu del 1980, senza fissa dimora, catturato a Prima Porta;
Valer Moldovan del 1981, senza fissa dimora, catturato a Prima Porta
A tutta la banda è stato contestato sia il reato di rapina sia quello di sequestro di persona, infatti la vittima, dopo la rapina, venne legata e lasciata chiusa a chiave nella stanza da letto.
Complessa e dinamica si è rivelata sia la fase delle individuazioni, sia quella della cattura dei componenti della banda, non avendo gli stessi una fissa dimora. I Carabinieri, abilmente mimetizzati, per l’intero mese di luglio hanno battuto diverse zone malfamate della capitale e della provincia romana, in una vera e propria caccia ai malfattori, riuscendo a rintracciarli e assicurarli alla giustizia.
Le due donne svolgevano anche l’attività di prostituzione prevalentemente sulla via Tiberina.
Nel corso della perquisizione all’interno dell’abitazione di Varga, eseguita dopo la cattura, è stata rinvenuta quasi tutta la refurtiva sottratta alla vittima (computer, telecamere, fotocamere e orologi di marca), nonché i passamontagna utilizzati dai rapinatori. A casa della Lacatus (che risulta essere la vera mente della banda) sono stati rinvenuti numerosi documenti di identità di connazionali romeni che risultano contraffatti.
Gli arrestati sono stati tradotti nella casa circondariale di Rieti, ad eccezione delle due donne che sono state tradotte nella casa circondariale di Roma Rebibbia.
L’operazione “Lucciole Selvagge” è solo l’ultima delle operazioni, in ordine di tempo, che i Carabinieri del Comando Provinciale sferrano contro la criminalità di bande di stranieri, in particolare di romeni, nella provincia reatina.
Nell’ottobre 2008, nel corso dell’Operazione “ Mucchio Selvaggio”, furono sempre i Carabinieri del Reparto Operativo e della Compagnia di Cittaducale ad arrestare quattro romeni e un marocchino che avevano svaligiato l’abitazione di una coppia di coniugi ristoratori nei pressi di Amatrice dopo averli legati, imbavagliati e malmenati. Anche in quel caso la banda proveniva dall’hinterland romano.