Leggiamo dell’arresto, a Borgo Quinzio qui in Sabina, di E.B. donna 40enne, incensurata, sceneggiatrice teatrale.
Pare che si sia scoperto che si coltivasse, in casa sua, delle piante di marijuana. Si suppone che lo facesse per uso personale, giacché "i carabinieri della compagnia di Poggio Mirteto, che da tempo hanno intensificato i controlli [..] al fine di combattere e prevenire lo spaccio di droga l’hanno arrestata per coltivazione di sostanze stupefacenti" (dunque non per spaccio). Ed infatti questa (la coltivazione) è l’accusa: "la donna è stata immediatamente tratta in arresto e trasferita nel carcere romano di Rebibbia in attesa di comparire davanti al giudice per rispondere dell’accusa di coltivazione di sostanze stupefacenti".
I radicali e la lista Bonino-Pannella sono convintamente anti-proibizionisti, a favore di una legalizzazione delle droghe. Ma qui non si tratta di questo: qui c’è una nostra concittadina, una vicina di casa sbattuta in carcere come colpevole di un reato dove non c’è nessuna vittima.
Nessuna vittima, perché se pure la cessione gratuita di marijuana creasse vittime (e così non è) qui è ipotizzata solo la auto-coltivazione per consumo personale, magari per sfuggire agli ambienti di spaccio; per lo Stato Italiano era invece meglio che andasse a procurarsela alimentando la mafia che la produce e la smercia! E per questo è stata pure "immediatamente" arrestata, come se, da quanto faceva in casa sua, derivasse una sua pericolosità sociale o sussistesse un pericolo di fuga!
Vorremmo però da un altro punto di vista far riflettere i responsabili dell’ordine pubblico ed i cittadini su quante risorse pubbliche si spendono in questo inutile, ingiusto, assurdo, onanistico proibizionismo: soffiate, informatori, indagini, rapporti e poi, finalmente "giorni di controllo": tutto come nei film. E poi, aspettato che si facesse buio (chissà perché) il blitz, il trasferimento, il carcere, la schedatura; a seguire l’istruttoria, il processo…
Ma davvero il nostro sistema di ordine pubblico, e quello carcerario e quello giudiziario, non hanno niente di più importante da fare, tra criminalità comune, microcriminalità, criminalità organizzata, criminalità finanziaria, emergenze ambientali, morti per traffico?
Sono proprio sicuri, coloro che professano per convinzione, per convenienza o per mestiere il proibizionismo, che sia questa ad E.B. la lotta alla droga che, come dice il nuovo prefetto di Rieti, "non deve subire stop"?
Quanti cittadini sabini si sentono adesso più tranquilli, dopo questo specifico e professionale sforzo profuso dalla benemerita?