“Area Rieti esprime la propria solidarietà e vicinanza ai baristi e ristoratori che ieri sera hanno acceso le loro insegne nell’ambito del flash mob “Adesso Basta, risorgi Italia”.
I provvedimenti del governo, guidati da una task force dove ci sono sociologi e psicologi ma non piccoli imprenditori e commercianti, non danno speranze ad un settore che rischia di morire definitivamente con questa epidemia. Oltre 2 mesi di chiusura, proposte per la riapertura figlie di una visione utopistica e totalmente estranee alla realtà di queste attività, prefigurano la chiusura definitiva di tanti piccoli imprenditori che da sempre rappresentano l’ossatura della nostra economia, e che hanno un ruolo centrale nella nostra società. Invece di studiare insieme a loro un nuovo modello, di predisporre aiuti economici a fondo perduto che permettano di riconvertirsi alla mutata situazione, gli è stata prospettata come unica soluzione quella di rivolgersi agli usurai, siano essi istituzionali come le banche o meno.
E l’appello al buon cuore delle banche del presidente del consiglio, e quanto di più ridicolo ed inutile potevamo sentire. Lo Stato deve dare soldi, se necessario stampandoli a quanti sono stati fortemente penalizzati dalla chiusura, non fargli chiedere prestiti che non potranno restituire, indicare soluzioni compatibili con il tipo di attività che svolgono, e creare soluzioni concrete, non imporre distanziamenti e divieti, palesemente irrealizzabili, soprattutto per i più piccoli. La salvaguardia della salute deve camminare di pari passo con la difesa del lavoro, avendo una particolare attenzione per i non garantiti.
Chi oggi infatti guarda con fastidio la richiesta di riapertura dei piccoli commercianti, magari sentendosi tranquillo nel continuare ad libitum nell’isolamento, è spesso percettore di uno stipendio pubblico, di reddito di assistenza o di una pensione. Quello di cui non si rende conto è che questi soldi, se qualcuno non paga le tasse ed i contributi, finiranno anch’essi. Una Nazione riparte tutta insieme, garantendo e difendendo il lavoro, non certo affidandosi all’assistenza di stato.”