Lasciare inascoltata una comunità, delegittimare un consiglio comunale e le sue deliberazioni, trascurare i dettagli di una programmazione e rifiutare ogni parere divergente dal coro; sono tutte azioni (oltre che antidemocratiche) ben diverse da quelle necessarie per la redazione di una Strategia condivisa dell’Area Interna dei Monti Reatini.
L’ Area Interna dei Monti Reatini, seconda ammessa ai finanziamenti per la regione Lazio, zoppica ancora e fatica ad entrare nel merito della Strategia designata. Le motivazioni sono da ricercare nello scarso coinvolgimento delle Amministrazioni Comunali, delle comunità da queste rappresentate e dalla efficacia della Strategia messa in campo.
La suddetta Strategia non è il punto da cui iniziare; è il risultato che deve venire a valle di un processo di comunicazione tra gli amministratori coinvolgendo le Comunità. Si deve operare all’insegna della concertazione delle parti, della coprogettazione e della sinergia. In sostanza si devono creare i presupposti per una scrittura “dal basso”, cosa che fin ora non è mai avvenuta. Un’ area che raccoglie 31 comuni è molto vasta, per cui si intuiscono tutte le difficoltà e si riconoscono gli sforzi fatti per superare le stesse da parte del comune capo fila Petrella Salto, cui ne va dato merito.
Tuttavia dobbiamo denunciare il fatto che a un passo dalla approvazione della Strategia d’Area, ogni consiglio comunale, cui rimarrebbe la sovranità di gestione del territorio di ciascun comune, non conosce il “piano di rilancio e sviluppo” nella sua interezza, ma solo aspetti estremamente limitati e circoscritti.
Solo al “direttore di Orchestra” sembra essere riservato il diritto di conoscere il progetto d’insieme. Non è questa la progettazione dal basso.
Ciò che (nel migliore dei casi) possa far pensare ad una mancanza e non corretta comunicazione tra gli amministratori, sta nel fatto che sulla stessa vallata si vadano a sovrapporre strutture eroganti lo stesso servizio, quindi le misure vengono percepite come imposizioni dall’alto dalle popolazioni. Limpido esempio quello relativo al servizio sanitario.
Sul territorio comunale di Antrodoco nel 2005 è stato ristrutturato con finanziamenti regionali uno stabile che ha accolto ciò che era un Distretto Sanitario. Oggi i distretti sono stati chiusi, ma non questo, il quale effettivamente è ancora funzionante. Tra l’altro nell’immediato post sisma 2016, il personale è stato chiamato ad un impegno assolutamente eccezionale, anche la struttura è stata rimodulata per poter accogliere gli ambulatori dei medici di base.
Eppure con missiva datata 11/7/2018 il comune Petrella Salto, capofila dell’Area Interna Monti Reatini, su richiesta del comune di Antrodoco, comunicava allo stesso che il comune di Borgo Velino, adiacente e confinante ad Antrodoco, aveva elaborato una scheda proponente una Casa della Salute. Quest’ ultima, leggendo la scheda, si delinea come una struttura sanitaria paragonabile e in sostituzione con l’ex distretto sanitario di Antrodoco. In aggiunta, nella stessa scheda sul paragrafo relativo lo stato di fatto Ante Operam si riporta testualmente che “non esiste una realtà tale da poter permettere termini di paragone”.
Per l’ampia premessa si capisce quanto non ci sia nulla di più falso e poco edificante per gli operatori sanitari che prestano il loro impegno nel distretto sanitario di Antrodoco, il quale lavora a pieno regime.
Ma ciò fa nascere numerose domande: ci chiediamo quale sia il ruolo della Regione Lazio e come questa possa consentire la realizzazione di una struttura fotocopia a quella già finanziata dai suoi uffici. Rappresentanti della Amministrazione antrodocana hanno già avuto modo di presentare la funzionalità del distretto agli assessori regionali durante un incontro a Roma focalizzato proprio su questo argomento.
Però successivamente a ciò, in una riunione dell’Area Interna si insisteva sulla soluzione di Borgo Velino. Soluzione le cui responsabilità politiche non ricadono sulla amministrazione comunale di Antrodoco, la quale si oppone, forte del supporto della sua popolazione, che vede strappato un servizio fondamentale a livello sociale oltre che sanitario. Cosa che difficilmente riuscirà a ricoprire nella nuova ubicazione, lontano dai centri abitati, inserita in un’ area industriale a pochi metri da un cimitero e un depuratore, senza servizi pubblici di collegamento, mentre nella sua attuale posizione è servita dalla Linea Regionale CoTraL Rieti-Amatrice e dalla stazione ferroviaria Antrodoco Centro sulla Linea ferroviaria Terni L’Aquila, senza ulteriore aggravio per il bilancio regionale per quanto riguarda il trasporto pubblico.
Le aree interne nascono per portare nuovi servizi capaci di combattere lo spopolamento, inarrestabile e accelerato nel nostro caso, dovrebbe dar motivo e stimolo per futuri investimenti, non si dovrebbe prestare a giochi di potere.
Gli amministratori non sono giocatori di azzardo, ma finché si continua a giocare con il futuro di circa 5000 persone (nel caso specifico della valle interocrina) la paura è quella che al depauperamento in termini di servizi si sommerà un crescente distacco tra classe dirigente e popolazione.
Lo dichiara in una nota la Maggioranza dell’Amministrazione Comunale di Antrodoco.