ANGELONI UGL MEDICI: DALLA SLOVACCHIA UN ESEMPIO DA SEGUIRE

Sanità

L’avvenimento è della fine dello scorso anno, ma è un esempio senza tempo per chi ha abbracciato la medicina per fare il medico e non il commerciante: 2400 medici pubblici slovacchi su totale di 3600 si sono dimessi, auto-licenziati, di fronte al pericolo reale che il governo svendesse ai privati il servizio sanitario pubblico.

E non è stata una protesta di privilegiati (un medico slovacco alle prime armi guadagna 520 euro mensili e se vuole guadagnare di più fino a 1300 deve accollarsi 10 turni di 24 ore ciascuno) ma una prova di forza per fermare le privatizzazioni, ristabilire la deontologia professionale a salvaguardia dei pazienti, avere salari migliori e più finanziamenti per la sanità pubblica.

Un po’ le richieste che sembrano venire dai nostri medici italiani e dai sindacati che li rappresentano, con la differenza che loro, gli slovacchi, hanno vinto in pochi giorni, mentre noi, con anni  e anni di proteste, non abbiamo ottenuto se non il progressivo sfacelo della SSN, sempre meno servizi e garanzie dei pazienti, una privatizzazione selvaggia.

Eppure siamo di più, anche tenendo in conto la proporzione con la popolazione, e ci vantiamo con il mondo di essere bravi. Allora di chi è la colpa? Dei soldi che mancano o dei nostri governi intransigenti? O forse piuttosto di una classe medica che abbaia ma non morde, chiede il rispetto dei diritti per sé e per i malati ma difende i privilegi, sembra unita ma è divisa in nicchie corporative asservite alla politica e agli interessi particolari, che vanno ognuna per proprio conto secondo la convenienza del momento?

Non volendo nè potendo comunque generalizzare, credo che proprio questi siano gli ostacoli, ardui ma non insormontabili, che ci rendono impotenti di fronte ad una politica ottusa e ignorante, all’arroganza spesso mista a manifesta incompetenza dei vertici delle ASL, asserviti al clientelismo e sempre più negativamente stigmatizzati dall’opinione pubblica. Ma, soprattutto, che ci impediscono di riappropriarci di quella dignità e di quella etica professionale che i medici slovacchi hanno saputo dimostrare con coraggio e determinazione.