Il PD, un partito del quale nonostante tutto mi sento ancora parte, dovrebbe risultare il perno attorno al quale ruota il processo di amalgama di una coalizione in grado di rappresentare, per gli elettori reatini, un’alternativa seria e credibile per rimuovere una destra al potere da circa venti anni durante i quali, la città, ha subito un progressivo e grave declino socio-economico.
Le cronache dei giornali di questi ultimi mesi ci raccontano di una partito lacerato da lotte intestine tra gruppi che si propongono di esercitare una ipoteca sul futuro Sindaco che inopinatamente ritengono di poter facilmente acquisire.
Litigano sul candidato sindaco ma si guardano bene dal far conoscere ai reatini il progetto per il futuro della città sul quale intenderanno chiedere il voto. Non lo fanno conoscere perché vogliono evitare di scoprire le carte troppo presto o perché non lo hanno ancora elaborato? Se il progetto per il futuro, e non il programma elettorale per un quinquennio connesso ad esso, non c’è ancora, come possono decidere quale potrebbe essere il candidato migliore che più efficacemente potrebbe contribuire al suo perseguimento?
Pare del tutto evidente che per ridare un futuro alla città. il primo obbiettivo che deve proporsi la nuova compagine chiamata ad amministrare è quello di rianimare lo sviluppo economico valorizzando i fattori produttivi locali: far crescere la produttività in agricoltura riconvertendo, modernizzando e razionalizzando le colture; reincentivare la crescita e la nascita di insediamenti industriali selezionati in ragione delle loro capacità competitive e favorendo la promozione dell’imprenditoria piccola e media locale ; mirare ad un rilancio turistico che faccia di Roma, con i suoi quattro milioni di abitanti e gli enormi flussi turistici che la raggiungono da tutto il mondo, il retroterra fondamentale al quale attingere.
La politica, quella con la p maiuscola vorrebbe che, se questi sono i cardini di un progetto per il rilancio della città è rispetto ad essi che dovremmo ragionare per individuare il candidato con il quale potremmo avere le maggiori possibilità di perseguirlo.
Sappiamo che per vincere non è secondaria la figura del candidato Sindaco ed il problema sarebbe già risolto se emergesse già una personalità riconosciuta e condivisa ma dovendola inventare è al Progetto che dovremmo far riferimento per individuarla.
Se quelli indicati sono, molto sommariamente, i cardini del progetto, è ad essi che dovrebbe riconnettersi la ricerca del candidato individuandolo in una personalità che ha dimostrato già di saper scegliere e guidare equipe di uomini e donne, di rappresentare una discontinuità rispetto all’esistente, di essere in grado di ottenere ascolto da parte dell’istituzione regionale, del Comune e della provincia di Roma ma anche dalle diverse associazioni dell’imprenditoria romana e laziale.
Ciò detto, non avendo nomi da proporre, impegnato come sono per sollecitare la città ad esprimere novità dirompenti in grado di rimuovere le incrostazioni che ne comprimono il respiro, mi pare del tutto evidente che tra i nomi sino ad ora indicati nelle cronache dei giornali sono solo due quelli cui restringere la ricerca: Massimi rispetto alla quale si potrebbe solo obiettare che essendo colei cui è affidato il compito di guidare il processo di selezione potrebbe essergli addebitato di condurlo in funzione di se stessa; Simeoni al quale obiettare di essere un reatino che da troppo tempo manca dalla città.