Allocuzione vescovo Piccinonna: “Non possiamo illuderci di onorare sant’Antonio senza avere il desiderio di essere anche noi strumento di pace”

Di seguito l’Allocuzione integrale del vescovo di Rieti, monsignor Vito Piccinonna, al rientro di sant’Antonio nella Basilica di Sant’Agostino, a conclusione della Processione dei Ceri 2024:

“Desidero rivolgere il mio augurio a tutti. Come Vescovo rivolgo all’intera Città questo breve messaggio: desidero guardare ad Antonio come testimone di Pace. Lo scenario internazionale è sotto i nostri occhi, anche Antonio nel suo tempo si è trovato dinanzi a grandi confitti facendosi mediatore di pace. Così fece con Conte Zelino da Romano III, tiranno spietato e impavido, ed esercitò la sua cura specialmente nelle famiglie. Specialmente nei casi di frequente violenza domestica dove i mariti maltrattavano le mogli, quelli che oggi chiamiamo Femminicidio. L’educazione era un lusso, ma Antonio era convinto che la prima pace devi averla con il prossimo, la seconda con te stesso, così avrai anche la terza pace, con Dio, nel Cielo.

Nella nostra Città come in diversi paesi circostanti, abbiamo ricordato l’ottantesimo anniversario dei bombardamenti che hanno mietuto vittime e lacrime. Abbiamo onorato i concittadino con celebrazioni e riflessioni. Proprio in una di queste ricorrenze, al Borgo, vicino alla parrocchia di San Michele Arcangelo mi sono accostato ad un sopravvissuto per salutarlo. Alla mia innocente domanda; come stai? quel signore mi ha risposto: dal quel giorno ho peso le parole, è stato tutto molto triste e continua ad esserlo. Quelle parole mi hanno rattristato, pensando cosa accade oggi nel mondo. Nel mio ruolo di pastore e educatore mi faccio la domanda. Che mondo lasciamo alle nostre generazioni?

Viviamo un momento complesso, con profonda crisi antropologica, etica, spesso con mancanza di responsabilità ed apatia. Eppure proprio in questo tempo ci viene chiesto un sussulto di responsabilità personale e collettiva. Non possiamo illuderci di onorare Antonio, discepolo di Francesco, senza avere il desiderio di essere anche noi strumento di pace, a cominciare dalle nostre case, nei nostri quartieri e nelle nostra Città. A non voler trovare per forza a trovare sempre un nemico contro cui scaricare le nostre paure e le nostre immaturità, diventando sempre di più costruttori di ponti e non di muri. Il dramma è che non ci si indigna più davanti alla guerra.

C’è pure una spesa che cresce esponenzialmente, quella della corsa agli armamenti che risponde all’economia della guerra. Cresce il debito pubblico e si arricchiscono i costruttori di armamenti Nel 2023 la spesa militare mondiale ha raggiunto il record storico di 2.443 miliardi di dollari (+6,8%). Chissà come sarebbe diversa la realtà se tutti questi denari venissero investiti, invece, in posti di lavoro, nella eliminazione dello scandalo della fame, in un sistema sanitario più solido, immediato, accessibile a tutti, in un welfare che non lasci nessuno ai margini. Tutto questo sembra che non ci riguardi, sembra non riguardarci la sorte di questo mondo, che è l’unico da vivere, insieme, sentendoci come un’unica grande famiglia, in cui che come direbbe Papa Francesco, c’è bisogno di architetti e anche di artigiani.

Gli architetti sono gli uomini e le donne delle diverse società, a qualunque livello, dando nuova progettualità, dove la pace si coniuga con sviluppo. Servono gli architetti che nella vita politica e istituzionale prendano decisioni eque e giuste per il benessere di tutti e di ciascuno, mai di una parte, ma serve che si moltiplichino accanto agli architetti gli artigiani della Pace. In questo compito artigianale dobbiamo sentirci tutti coinvolti, uscendo dal nido del privato, investendo nel dialogo delle culture, mantenendo uno sguardo particolare ai più fragili, impoveriti, che rischiamo di rendere invisibili, ma invisibili non sono. Il Signore ti dia pace, è il saluto tipico di Francesco, che Antonio ha fatto suo. Sia anche il nostro impegno quotidiano, solo così renderemo vero onore a sant’Antonio, cominciando da subito, non possiamo più rimandare questo compito. A ciascuno dico: su di te sia pace. A tutta la nostra Città, ai territori, ai devoti del Santo, ma pensando anche al mondo intero voglio dire ancora: su di te sia pace. Lo dico di vero cuore: vorrei dirlo guardando in faccia e tenendo nel cuore e negli occhi, gli occhi dei più piccoli, che ho incontrato per l’intera domenica. Soprattutto pensando a loro, alle future generazioni, vorrei che questo augurio di pace cominci a diventare realtà con una sana, pacifica, complicità di tutti, e sono sicuro che sant’Antonio ci metterà del suo”.