La ristrutturazione del gruppo consiliare del Pd al Comune di Rieti è imposta da abbandoni e spaccature. È sufficiente pensare, infatti, alla fuoriuscita di Giosuè Calabrese, ex capogruppo del Partito democratico a palazzo di Città.
Lascia perplessi il commento politico, divulgato su alcuni organi di stampa, che accompagna la notizia del riassetto del gruppo consiliare. A differenza di quanto si afferma in quella nota, il Pd è lacerato da un congresso che in provincia di Rieti si svolge tra ricorsi, liti e attacchi. Inoltre, si paventa una presunta crisi della giunta del Comune di Rieti addebitandole responsabilità inesistenti, ma alle chiacchiere del centrosinistra, le cui uniche azioni amministrative sono rintracciabili nel governo della Provincia e nel Comune di Fara Sabina e si manifestano nell’attenzione a una politica clientelare priva di iniziative di sviluppo, si contrappone un centrodestra, che in venti anni di guida dell’amministrazione reatina, ha accompagnato la modernizzazione della città, il recupero delle bellezze architettoniche e la riduzione delle disuguaglianze urbanistiche e sociali che vedevano in precedenza una città divisa in due: un centro storico fatto di parti “nobili” e una periferia “ghetto” dove sopravviveva l’anima più popolare.
Si veda, ad esempio, la recente polemica dell’ex assessore provinciale Roberto Giocondi in riferimento ad alcune mancanze durante il Buy Lazio. Il Comune di Rieti, invece, ha concretamente messo in campo un’iniziativa internazionale che neanche le “cassandre” del centrosinistra hanno potuto contestare.