Gli staccano la corrente, il gas per cucinare i cibi, spesso l’acqua, per bollette non pagate da mesi, né da loro, privi di risorse economiche, né ormai dai Comuni, che pure si erano assunti l’impegno di una minima assistenza e che hanno abbandonato il loro compito per il fenomeno “casse vuote”. La crisi morde e centinaia di famiglie versano ormai in grave stato di povertà e di indigenza e non sanno come affrontare la giornata.
Nel 2009 erano oltre 1600 nella sola Rieti, oggi sono molte di più e le Associazioni di Volontariato sono in allarme e continuano a segnalare il grave stato di abbandono dei cittadini con gravi difficoltà sociali.
Non si tratta più solo di qualche immigrato o di qualche alcolizzato o ex carcerato, ma di centinaia di famiglie un tempo autosufficienti e che ora, con la perdita del posto di lavoro o la chiusura di una attività commerciale, non riescono più neppure a fare la spesa alimentare per una settimana. Su molte famiglie si è abbattuta la scure dello sfratto per morosità, quando a non pagare è lo stesso Comune che pure si era assunto l’impegno per loro.
Le file ad Equitalia sono interminabili e molti si difendono rompendo i sigilli ai contatori dell’ENEL e dell’acqua per poter sopravvivere o facendo letteralmente la questua presso la Caritas, le parrocchie ed il Banco Alimentare per superare il mese. Un senso di abbandono che fa il paio con una emarginazione ed un isolamento sociale per il quale a farne le spese, socialmente e psicologicamente, sono soprattutto i bambini.
I Comuni lamentano casse vuote e rinunziano ad assistere le persone in grave difficoltà sociale. Ma l’assurdo è che ad ogni cittadino viene chiesto di pagare tasse sempre più salate. Ad esempio, prendiamo il Comune di Rieti che nel 2010 destinava a bilancio, per gli interventi sociali ben 12 milioni di euro e lo scorso 2011 persino 15 milioni di euro.
Che fine hanno fatto tutti questi soldi?
I nuovi Amministratori ci dicono che i loro predecessori, in vista delle elezioni, hanno dato fondo alle casse in modo indiscriminato, spendendo tutto lo spendibile di un anno nei primi 5 mesi, molto spesso anche verso persone non propriamente bisognose. Non ci vuole molto, peraltro, a capire come si sia trattato, quasi sempre, di interventi meramente assistenziali che finiscono per mantenere nella dipendenza cronica dai fondi comunali le persone in difficoltà. Vi sono ad esempio, decine di persone che, contro ogni norma, sono da anni mantenute con le cosiddette “borse lavoro”, una misura che al massimo dovrebbe durare 1 anno. Altre decine di persone, perfettamente capaci di lavorare, vengono semplicemente assistite senza alcuna alternativa per anni. Mentre diverse persone colpite da sfratto e senza casa vengono alloggiate all’”Hotel Blu’” a suon di 1200 euro circa al mese pro capite, anziché l’utilizzo degli stessi soldi per un’intera famiglia.
Se con una mano si spreca, con l’altra si negano anche quei minimi supporti a quanti si prodigano volontariamente e gratuitamente per soccorrere chi si trova in gravi difficoltà. Neppure 1 euro ormai viene per loro dai vari Enti pubblici per i beni di prima necessità, e non è infrequente assistere al fenomeno del “povero che aiuta povero”.
E’ urgente invertire la rotta. La nuova Amministrazione prenda il coraggio a due mani ed esca dal panico e dalla paralisi, si tiri su le maniche e attui alcune misure urgenti a valenza strategica, interistituzionali, interassessorili e con il cointeressamento del Volontariato diffuso che non farà mancare il suo appoggio ed a fare la sua parte:
– Trovare immediatamente dei fondi (la Regione deve fare la sua parte) per interventi in emergenza, soccorrendo subito le persone e le famiglie con problemi di sopravvivenza (cibo, distacco utenze e sfratti, sostegno alle famiglie con minori a rischio);
– Mettere immediatamente in moto e sostenere attivamente la rete diffusa di solidarietà sociale (mense sociali aperte 7 giorni su 7, banco alimentare, distribuzione di vestiario ed altri beni gratuiti o a prezzi modesti, …), creando immediatamente dei gruppi associativi operativi per competenze (alimentari, ascolto ed orientamento, supporto alle famiglie ed ai minori in difficoltà, accoglienza ed orientamento per immigrati e rifugiati, ecc…) ;
– Avviare un programma di “recupero spreco” a vantaggio delle persone disagiate e dell’erario pubblico, attraverso un accordo con i supermercati per il ritiro e l’immediato utilizzo dei prodotti in scadenza o commercialmente inutilizzabili;
– Adottare una “tessera sociale/bancomat alimentare” a disposizione delle persone con difficoltà sociali, con la quale poter accedere ai vari punti di distribuzione di alimenti, vestiti ecc. in modo da evitare abusi e consentire a tutti un più equo accesso agli aiuti;
– Avviare progetti, a costo zero, “Do Ut Des”, di responsabilità e mutuo aiuto con la creazione di cooperative agricole, alle quali affidare terreni demaniali incolti da destinare a coltivazione biologica e pastorizia, con l’obiettivo di produrre alimenti vegetali ed animali a km zero, da utilizzare nelle mense scolastiche e nelle stesse mense sociali, nonché in “empori sociali”, dove si potranno acquistare, a “prezzo politico”, pane, latte formaggi, carne, ortaggi, frutta, … di ottima qualità, evitando il circuito commerciale speculativo;
– Nella stessa ottica di “mutua responsabilità” , utilizzare gli assistiti in grado di farlo, dopo un opportuno “censimento delle competenze” di quanti chiedono il sostegno dei Servizi Sociali, per tutti quei lavori ed attività pubbliche per i quali oggi si ricorre al privato;
– Gestire con urgenza “ l’emergenza Profughi politici e per ragioni umanitarie”, che oggi versano in uno stato di abbandono indegno di un Paese civile, attivando immediatamente un coordinamento tra tutti i soggetti pubblici e privati interessati (Protezione civile, Prefettura/Questura, comuni, Provincia, Volontariato), per verificare la loro condizioni di vita e le modalità assistenziali;
– Attivare subito progetti europei integrati in modo da recuperare risorse e dare respiro a programmi sociali a valenza preventiva in favore delle famiglie e dei soggetti fragili.
Infine, riteniamo non possa e non debba “passare in cavalleria” la gestione dissennata dei soldi pubblici destinati ai Servizi Sociali di questi anni, a causa della quale oggi non riusciamo neppure a soccorrere persone senza cibo e senza casa. Chi ha gestito in modo clientelare o da incapace venga chiamato a rispondere penalmente e civilmente e gli vengano addebitati i costi.