PIETRANTONI CGIL: BASTA CON LE PENSIONI DA FAME!

Tonino Pietrantoni, Cgil Rieti

Troppi lavoratori (soprattutto giovani) sono oggi a rischio pensione.

Si tratta dei precari, ma anche di tanti altri lavoratori con carriere intermittenti o deboli che non riescono a costruirsi una pensione pubblica adeguata a causa delle frequenti interruzioni della loro attività e in mancanza di un sistema efficiente e universale di ammortizzatori sociali e di contribuzione figurativa, o in presenza di una situazione di basse retribuzioni.

La platea dei potenziali pensionati poveri si sta estendendo a macchia d’olio e rischia di determinare a lungo andare un problema di sostenibilità sociale con un sistema previdenziale invece in equilibrio.

Per la CGIL è arrivato dunque il momento di intervenire sul sistema previdenziale pubblico per evitare appunto il dramma di schiere di pensionati poveri nei prossimi anni e uno squilibrio generale che avrebbe effetti a catena.

L’idea su cui si sta lavorando la Cgil  è quella per cui, attraverso correttivi, al momento del ritiro qualora la pensione “normale” fosse inferiore, si avrebbe diritto ad un’integrazione fino al livello della Pensione contributiva di garanzia. Raggiungere cioè almeno il 60% del salario medio nazionale ( oggi la PCG sarebbe almeno di 900 euro netti al mese).

 La Pensione contributiva di garanzia è stata quindi pensata in base ai principi ispiratori del Protocollo unitario del 2007 che fissavano appunto intorno al 60% del precedente salario il tenore di vita adeguato nel pensionamento. La Pcg è prevista per tutti i lavoratori, di qualsiasi settore, ed è una proposta che allo stato attuale delle cose è pensata per tutelare soprattutto i giovani e le donne che sono ancora oggi i soggetti più fragili e i più esposti alle dinamiche negative del mercato del lavoro.

Si tratta di una proposta specificamente previdenziale. Serve ad evitare che persone presenti a lungo nel mercato del lavoro (come occupati o disoccupati) possano alla fine trovarsi a ricevere da anziani pensioni molto basse, ovvero di importo molto vicino a quello dell’assegno sociale.

La garanzia scatta però, integrandone l’importo,al momento di una pensione insufficiente. E sarà a quel punto lo Stato il soggetto preposto a intervenire attraverso il ricorso alla fiscalità generale, visto che la misura è pensata per tutti i lavoratori dipendenti e autonomi a prescindere dalla loro collocazione. Da questo punto di vista si propone un nuovo patto sociale per garantire pensioni adeguate a tutti, soprattutto ai giovani di oggi che rischiano di avere pensioni intorno al 30%-40% dell’ultima retribuzione. Appunto pensioni da fame.