“Da troppi anni ormai le università in Italia sono diventate come le chiese: ogni città deve averne almeno una. Con il risultato, che è sotto gli occhi di tutti, di un declino inesorabile delle università storiche italiane e di mancati decolli di piccole università-campanile, come purtroppo è il caso della nostra Sabina Universitas.
A questo possiamo aggiungere il fenomeno della proliferazione di università private, telematiche etc. che, insieme alla riforma scimmiottata per esterofilia al mondo anglosassone delle lauree brevi, ha prodotto il disastro di “dottori” ignoranti, che fanno errori di ortografia anche quando scrivono il loro curriculum vitae.
Una pubblica amministrazione coraggiosa deve a volte saper dire di no. Non si può fare tutto, se non ci sono i presupposti. A Rieti non può esserci una Università se prima non si sistemano le infrastrutture. Così come non poteva esserci un polo industriale senza che ci fossero le infrastrutture: negli anni settanta si deviò da questo principio elementare di geografia economica e si portarono con i soldi pubblici molte aziende a Rieti, poi la politica ha fallito nel creare rapidamente le infrastrutture e le aziende, finiti i soldi pubblici, se ne sono andate.
Ben venga quindi a Rieti una Sabina Universitas, non autonoma, ma parte di un campus che ruoti intorno alla Sapienza, una volta che Rieti finalmente sarà una città dotata di infrastrutture moderne ed efficienti.
A quel punto potrà autofinanziarsi e non avrà disperato bisogno dei soldi di enti e istituzioni varie per sopravvivere. Infine, sarebbe anche ora di smetterla di creare corsi di laurea non solo breve o lunga, ma anche in materie iperspecialistiche (come Scienza della Montagna) che alla fine creano solo incertezza, se non sarcasmo, su che cosa saprà fare nel mercato del lavoro il futuro dottore (o dottorino): anche questo, purtroppo, non giova alla causa”.
Fabio Andreola (nella foto) – NOME Officina Politica