“Una bandiera che sventola può non assumere grande valore: in fondo ogni bandiera viene concepita per essere un simbolo.
Ma la bandiera della pace che sventola sulla facciata del palazzo comunale non è solo un simbolo, poiché ha un valore molto più profondo. Significa ispirare il proprio governo a dei princìpi, validi al pari di quelli della nostra Costituzione italiana e della Costituzione europea, princìpi ispiratori della vita in comunità che il governo è chiamato a rispettare nella sua interezza. Perché la comunità, di per sé, non può essere una comunità in guerra: la pace ne è elemento costitutivo, per definizione. Esprimere la volontà di rimuovere un simbolo che deve unire significa aver raggiunto un paradosso, un punto di non ritorno. Ciò che le nostre Costituzioni hanno gridato a seguito degli orrori della Seconda Guerra Mondiale, non può essere messo in discussione e trasformato in elemento di discordia.
Abbiamo fondato l’educazione civica ed alla cittadinanza sul concetto di pace ed unità. Non possiamo calpestare i valori di generazioni, non possiamo dimenticare cosa significa la guerra: sarebbe un ritorno ai volti straziati di Guernica.
Se il primo passo di una vecchia-nuova forza politica è quello di calpestare la realtà precedente e riaprire alla guerra, vuol dire che la storia non ci ha insegnato niente.
E che non siamo più comunità né Paese. Perché lo si è laddove i sette colori di quella bandiera esprimono l’unione delle differenze nel principio di umanità: la loro assenza implica il disconoscimento del valore della stessa vita, che è multiformità e convivenza pacifica.”
Il Movimento “Controvento”