Ogni anno il fumo uccide 80mila italiani. Solo per il cancro del polmone in Italia i decessi sono 30mila ogni anno. Fumare non è un vizio. E’ una dipendenza, una malattia chiamata Tabagismo, dalla quale si può guarire. Il Ministero della Salute ha creato un numero verde a cui ci si può rivolgere per un aiuto: 800.554088. Per informazioni l’Agenzia Nazionale per la Prevenzione (ANP) ha istituito una info-mail: terapia@tabagismo.it e un numero riservato alle scuole per progetti di prevenzione: 348.6433378.
Smettere di fumare migliora la vita a qualsiasi età. Più salute, più vitalità e più denaro. Il progetto “Spegni il Fumo. Accendi la Vita” invita a smettere di fumare e ad utilizzare il denaro risparmiato per cose migliori. Scegli tu se fare una vacanza o comprare qualcosa a cui tieni. Fallo però con il denaro delle sigarette che non fumi più, ma oltre a difendere la tua vita e quella dei tuoi cari puoi fare di più. Puoi sostenere un bambino a distanza nei paesi più poveri del mondo.
Col denaro di un solo pacchetto di sigarette puoi dargli la possibilità di alimentarsi e studiare per una settimana. Col denaro di cinque pacchetti al mese lo alimenti e lo fai studiare per un anno intero. Pensaci. E’ bello potere convertire il denaro delle sigarette in una risorsa per migliorare la vita del mondo.
UNITAB, l’Unità di Tabaccologia dell’Università Sapienza di Roma ha come missione quella di informare la popolazione universitaria sui rischi derivanti dal fumo di tabacco.
Tutti o quasi sanno che il tabacco fa male, causa il cancro ai polmoni e fa venire l’infarto.
Ma molti ignorano che:
-
il tabacco contiene radioattività (un pacchetto di sigarette al giorno per 1 anno equivale a 300 radiografie al torace!)
-
riduce le prestazioni sessuali e sportive
-
fa invecchiare la pelle molto più rapidamente
-
inquina l’aria più di un motore diesel
-
inquina l’ambiente attraverso le sostanze chimiche che restano nei filtri.
Queste sono le informazioni che più coinvolgono i giovani, ma che non vengono divulgate sufficientemente.
Di questo è convinta Maria Sofia Cattaruzza, ideatrice e responsabile di UNITAB: “Dopo anni di lezioni a studenti di area medica e sanitaria, che fumano molto più dei loro coetanei, ho avuto conferma che queste erano le notizie importanti per i giovani perché riguardanti aspetti vicini alla loro vita. Così mi sono impegnata per fare inserire nel percorso formativo degli studenti della facoltà dove insegno (Medicina e Psicologia) alcune lezioni sulla “Dipendenza da tabacco ed i problemi correlati. La Sapienza è stata una delle prime Università in Italia ad inserire formalmente queste lezioni. Non mi sembrava però giusto che solo gli studenti di area medica potessero avere informazioni di questo tipo e quindi è nata l’idea di creare UNITAB per informare tutti gli studenti che frequentano la città universitaria di Roma.”
L’UNITAB, che svolge la sua azione di informazione e comunicazione anche attraverso il sito Internet alla pagina: www.unitab.it, vuole essere una fonte di informazione a 360° per dire anche “CIO’ CHE IL FUMO NON DICE” o “CIO’ CHE NON SI SA DEL FUMO”:
-
per contrastare l’inizio di questa abitudine che spesso apre le porta verso altri tipi di dipendenze;
-
per far sì che la scelta di fumare sia almeno consapevole dei rischi che comporta per sé, per gli altri, per l’ambiente.
Tutto in un clima sereno, non per generare ansia, ma per prendere coscienza.
“A questo è rivolto anche l’esperimento che proponiamo a chi ci viene a trovare: misurare il monossido di carbonio nei polmoni con una semplice espirazione. Un test che permette di valutare il grado di intossicazione prodotto dalle sigarette”.
E’ in questo spirito che UNITAB ha ritenuto di collaborare con REACH ITALIA ONLUS al progetto “SPEGNI IL FUMO, ACCENDI LA VITA” per dare ai giovani, oltre alle informazioni necessarie, anche motivazioni etiche per smettere di fumare. Chi decide di aderire all’iniziativa con una piccola parte del denaro non utilizzato per comprare sigarette può realizzare un atto di solidarietà: il sostegno a distanza di bambini in stato di grave povertà.
Facendo i conti su base annuale, con solo 300 dei 1300 euro circa non spesi in un anno da un fumatore medio per l’acquisto di sigarette, si può attivare un’adozione a distanza per un analogo periodo di tempo, per un bambino in un villaggio del “Sud del mondo”, per soddisfare i suoi bisogni elementari e farlo studiare! E’ vero che i giovani hanno pochi soldi, ma è anche vero che la sfida è accattivante: i giovani amano le sfide e molti di loro sono impegnati in atti di solidarietà e cooperazione allo sviluppo.
Così facendo, poi, indirettamente si contrasta l’incremento dell’abitudine al fumo che le multinazionali del tabacco stanno perseguendo proprio nei paesi in via di sviluppo, puntando le loro strategie di marketing verso le popolazioni più povere, ma anche relativamente più numerose, e in particolare verso giovani e bambini.