Il 21 gennaio 2017 accettavo l’offerta di un gruppo di cittadini di proporre la mia candidatura a Sindaco della città di Rieti. La sfida era quella di offrire alle forze politiche una figura nuova, lontana dalle logiche di partito e dalle tattiche di potere. Una figura che potesse unire dietro di sé energie provenienti da tutti gli schieramenti tradizionali del mondo politico, per mettere da parte le vecchie contrapposizioni con l’obiettivo di lavorare per il bene della città, impedendo che la campagna elettorale si riducesse ad uno scontro frontale in cui, per l’ennesima volta, il desiderio di prevalere, la costruzione o il consolidamento di blocchi di potere, la voglia di rivincita, dominassero sul bene comune.
Ma soprattutto si voleva portare idee nuove per risollevare la città dal torpore, dal senso di sconfitta, in cui sembra essere scivolata. Idee e la possibilità di concretizzarle, per rendere Rieti “attrattiva” ovvero in grado di essere conosciuta nel resto del Paese ed acquisire in Esso quel ruolo che le spetta e che da troppo tempo le è negato per troppa autoreferenzialità della sua classe dirigente e di attirare così capacità di spesa e investimenti.
In questi mesi, in vari e ripetuti incontri, la risposta delle forze politiche a questa proposta è stata la semplice offerta di aggregarmi ad esse, ventilando in alcuni casi future posizioni amministrative, accompagnata da insinuazioni sul perché della mia scelta: protagonismo; tentativo di acquisire un peso politico per ottenere assessorati; lanciare la mia candidatura per ottenere i voti necessari per raggiungere un seggio di consigliere comunale e da lì ottenere posizioni di vantaggio. Insomma, mi si è accusato di muovermi per calcolo ed interesse personale.
La mia risposta è stata sempre: aggregatevi voi a me e offritevi ad un progetto nuovo. Dimostrate la capacità di rinnovarvi e di mettervi al servizio di un’idea di rinnovamento. Io non sono una proposta antipolitica. Sono una proposta civica che chiede alla politica di cedere il passo mettendosi al servizio della comunità, operando fianco a fianco gli uni con gli altri (la nostra chiamata riguardava TUTTE le parti politiche anche di opposta sensibilità) guardando al futuro e non al passato.
Mentre i colloqui “politici” andavano avanti, con il mio gruppo abbiamo lavorato per farci conoscere e per conoscere. Sono stati mesi esaltanti, fatti di incontri con problematiche gravi e persone straordinarie. Un’esperienza umana inestimabile.
Ma mentre i cittadini ci offrivano ascolto, simpatia, disponibilità, sostegno e spontanee offerte di candidatura, la politica ha preferito chiudersi in difesa, ricorrendo a vecchi schemi, scegliendo lo scontro frontale basato su accuse reciproche che riguardano il passato piuttosto che sull’elaborazione di idee nuove sull’assetto che la città dovrà avere nel futuro (settori d’investimento, progetti culturali, ecc.).
Di fatto, la politica ha chiuso le proprie porte. Di fatto, la proposta non è stata accettata, probabilmente neanche compresa.
In un momento in cui – continuiamo a crederlo – la politica ha estremo bisogno di rigenerarsi e reinventarsi, abbiamo giocato il possibile contro il probabile. Non si sono date le condizioni, ne prendiamo atto.
A questo punto, pur se con una lista a sostegno ormai pronta, la mia coerenza mi impone una decisione.
In accordo con i cittadini che mi hanno proposto e sostenuto, con coloro che, anche senza nessuna struttura organizzativa alle spalle sono pronti a sostenermi, non presenterò la mia candidatura a Sindaco di Rieti.
Coerentemente con quanto fatto finora, con questo gesto non cerco confluenza in altre forze in campo. Come più volte dichiarato non ho una carriera politica da costruire o da difendere.
Questo atto solo può fugare ogni dubbio sulla sincerità dell’impegno con cui la candidatura fu posta e allontana da me l’accusa troppo spesso sentita in altri contesti elettorali, di provocare la sconfitta di una parte rispetto all’altra per aver disperso il voto.
Se qualcuno vincerà o perderà, sarà così per propri meriti o per propri errori. O per il campo su cui si è voluto giocare.
Questo gesto vuol essere civico e politico. Politico perché voglio richiamare la politica alle sue responsabilità, togliendo alibi; civico, perché voglio chiarire il senso della nostra proposta.
Per fare questo, alla mia scelta non corrisponderà un’uscita di scena. L’esperienza e le energie profuse in questi mesi, gli incontri fatti e le adesioni ricevute troveranno un senso in un nuovo soggetto civico. Un laboratorio civile e politico, aperto a tutti i cittadini e a tutte le associazioni (provenienti da qualunque parte politica) che in esso vorranno incontrarsi, confrontarsi ed elaborare idee e proposte da offrire pubblicamente come spunto sia nel corso della stessa campagna elettorale, sia successivamente alla futura amministrazione Comunale qualunque essa sia.
Tutto in spirito di confronto, non solo critico (ci auguriamo che non sia necessario) ma soprattutto di collaborazione.
I dettagli su questa nuova realtà a cui tutti sono invitati a prendere parte saranno dati in un altro appuntamento.
Ancora una volta, il cammino che intraprenderemo avrà come obiettivo il solo bene della città in cui viviamo e che amiamo. Per renderla attrattiva e più coesa, ricostruendo il senso di appartenenza a una comunità, affinché si superi invece quello di appartenenza a una fazione piuttosto che a un’altra.
Grazie a tutti i cittadini che ci seguono e buon lavoro ai candidati, con l’auspicio che parlino sempre di più a tutti e non solo ai propri sostenitori. Auguri al nuovo Consiglio Comunale ma, soprattutto, a tutti i Cives che esprimeranno con libero voto la loro preferenza.
Paolo Fosso