Presso l’aula magna dell’Asl di Rieti, si è tenuto il convegno di formazione per medici e personale sanitario, che da l’avvio alla sperimentazione della cartella clinica umanizzata presso il San Camillo De Lellis. Rieti inoltre è la protagonista del reportage ‘Passi scalzi’, il racconto sull’umanizzazione della medicina che narra le storie dei popoli delle corsie, pazienti e medici, alleati nella lotta contro la malattia. Il progetto è entrato oggi in fase operativa e nasce da un’idea della scrittrice Rosalba Panzieri ed è stato realizzato con la collaborazione del Comune cittadino, della Azienda sanitaria locale e della Sabina Universitas, con l’Alcli Giorgio e Silvia e con il Lions Club Varrone, con l’obiettivo di inserire la cittadina nel Programma nazionale ‘Cartella clinica umanizzata’.
Il progetto parte ora nei reparti di Oncologia e Radioterapia dell’Ospedale San Camillo De Lellis e si inserisce come capofila in questo ambito clinico partecipa di un progetto di ricerca nazionale che interesserà oltre 50 strutture ospedaliere, con il coinvolgimento del Consiglio Nazionale delle Ricerche, della Federazione nazionale dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, dell’Associazione nazionale Medici di Direzioni ospedaliere, dell’Associazione Ospedali pediatrici italiani, dell’Associazione Salute Attiva onlus e con l’adesione della Presidenza della Repubblica.
Si tratta di un programma unico nel panorama sanitario e culturale internazionale perché, per la prima volta nella storia della moderna medicina, la storia personale delpaziente, scritta di suo pugno, sarà inserita in Cartella clinica e trattata con la stessa dignità morale e scientifica di qualsiasi altro dato di anamnesi, per affiancare alla scienza medica la conoscenza dell’uomo.
La ricerca durerà un triennio e produrrà una procedura rivoluzionaria: la Cartella clinica umanizzata. Attraverso il “modello narrativo alfa”, ideato dalla scrittrice, i pazienti possono raccontare e scrivere in prima persona chi sono, le loro gioie, le paure, la loro storia personale e vedere questi aspetti, imprescindibili dell’identità, inseriti in Cartella clinica, quali strumenti di valorizzazione dell’individualità, unica ed irripetibile della persona, che oggi acquisisce il titolo depersonalizzante di ‘paziente’. “Noi siamo la nostra storia – commenta Rosalba Panzieri – Scrivere di noi rinvigorisce le radici e l’identità, raddrizza lo stelo e la spina dorsale, porta nutrimento a tutti i petali che sono sogni, progetti, talenti, strumenti interiori che abbiamo costruito vivendo e che mai come nell’esperienza della malattia, occorrono interi per attraversarla senza esserne vinti”.