La notizia dell’accordo siglato dalla Direzione Generale ASL con le organizzazioni sindacali mediche mi fa pensare all’ennesimo esercizio di copiato di idee altrui.
La forma di riorganizzazione su base territoriale dei servizi e le maggiori attribuzioni ai medici di medicina generale ricalca infatti, almeno da quanto riportato dai giornali, uno dei punti salienti del progetto presentato alla Camera dei Comuni per la prima lettura il 19 Gennaio scorso da Cameron.
Il Primo Ministro Inglese, infatti, intende cambiare completamente il sistema sanitario del suo paese mettendo alla porta la politica e abolendo le Strategic Health Authorities e Primary Care Trusts, equivalenti ai riferimenti gestionali sanitari regionali e alle Asl di casa nostra, affidando la responsabilità di alcuni servizi ai medici di medicina generale riuniti in consorzi e affiancati da altre professionalità, in stretta collaborazione con i cittadini e le autorità municipali.
Secondo il Piano di Cameron, ai medici di medicina generale saranno trasferiti servizi di sanità pubblica di base (vaccinazioni, screening, visite di controllo…) mettendo la sanità territoriale al centro della sanità inglese e creando uno stretto legame di responsabilizzazione, in termini di qualità e di appropriatezza sia di domanda che di prestazioni, tra l’amministrazione pubblica e cittadini. È previsto inoltre un taglio di migliaia di incarichi politico-manageriale e un aumento dei professionisti in particolare quelli del ramo infermieristico.
Per quanto riguarda l’assistenza ospedaliera, il piano Cameron prevede la semi-privatizzazione di gran parte degli ospedali, per stimolare la competitività qualitativa attraverso il sistema di mercato, e la trasformazione dei grandi ospedali del Sistema Sanitario Nazionale in Fondazioni con un bilancio rigidamente controllato dallo Stato.
Tutto ciò, a fronte di un investimento iniziale che potrebbe variare da
Ma mentre questo aspetto del progetto Cameron potrebbe forse costituire una modalità di rilanciare una figura professionale determinante, gli altri punti al vaglio del parlamento britannico non troverebbero facile applicazione da noi.
La gestione pubblico-privato dei servizi ospedalieri, infatti, considerando gli interessi trasversali che si muovono intorno alla sanità, probabilmente significherebbe per noi la privatizzazione della sanità, che il taglio di posti letto a Rieti e dintorni e, all’opposto, l’aumento per le strutture accreditate della capitale ci fa oggettivamente sospettare. Inoltre, a nessuno è ancora venuto in mente di abolire le ASL e rimuovere i manager/ politici, il che sarebbe il vero e definitivo toccasana per il nostro sistema sanitario.