Il 27 marzo 1997 il Comune di Rieti emette un decreto di assegnazione dell’alloggio ad una donna, specificando che il nucleo familiare a cui è assegnato “è composto da una unità”, quindi è evidente che l’immobile è a disposizione soltanto della donna stessa.
A partire dal 1998, la donna chiede – più volte – di poter ospitare la figlia e il genero, ottenendo il permesso dall’Ater. In tutte le varie richieste, la figlia e il genero dichiarano – testualmente – “di essere consapevoli della natura temporanea dell’eventuale concessione, limitata al periodo riconosciuto dall’Istituto, e che la stessa concessione NON COMPORTA ALCUN DIRITTO AL SUBENTRO, né l’inserimento stabile nel nucleo familiare dell’assegnatario”.
Nel maggio del 2013 muore la donna assegnataria dell’alloggio e l’Ater, secondo la legge, chiede alla figlia di tornare in possesso delle chiavi che, però, non verranno riconsegnate. A quel punto, secondo quanto previsto dalla legge (DPR 1035/1972 e Legge Regionale 12/99) l’Ater emette un decreto per il rilascio dell’immobile in data 12 marzo 2014. A fronte della mancata riconsegna dell’appartamento, viene quindi avviata una procedura esecutiva per il rilascio forzoso dello stesso.
Il 9 maggio 2015 viene notificato all’Ater un ricorso straordinario presentato dalla figlia della donna al Presidente della Repubblica il quale, il 20 luglio 2016, si pronuncia giudicandolo “irricevibile”, accogliendo in pieno le tesi e il comportamento dell’Ater di Rieti.
Alla luce della vicenda, quindi, si fa presente che non si tratta di un rilascio per morosità ma per OCCUPAZIONE ABUSIVA. Il riepilogo dimostra che l’Ater ha agito pienamente secondo le leggi e che non può certo essere accusata di insensibilità. Si ribadisce, infine, che per accedere agli alloggi di edilizia popolare è necessario PER TUTTI seguire le procedure indicate dalle norme.
“Trovo sorprendenti le strumentalizzazioni su questo caso – dichiara il Commissario Straordinario, Eliseo Maggi – ho sentito accuse all’Ater di presunti favori ai ricchi a danno dei poveri. Respingo con forza queste accuse e sfido coloro che affermano ciò a fare nomi e cognomi, aiutandoci eventualmente ad intervenire. Se, invece, si tratta di illazioni, le ritengo lesive dell’immagine di un’azienda che sta facendo di tutto per affrontare nella maniera migliore possibile tante situazioni difficili, con trasparenza e disponibilità. Forse a Cittadinanzattiva è sfuggito il fatto che durante l’attuale gestione, l’Ater ha attivato controlli incrociati insieme all’Agenzia delle Entrate per le verifiche sulla situazione reddituale degli assegnatari? Sembra, poi, che il Comune di Rieti abbia offerto alla donna occupante dell’abitazione un sussidio di 1500 euro per una nuova locazione. Allora mi chiedo perché Cittadinanzattiva attacca l’Ater, che ha ampiamente svolto il suo compito nella legalità e nella trasparenza, seguendo nel dettaglio le procedure di legge? Perché Cittadinanzattiva non parla della tolleranza che ha dimostrato l’Ater nel caso in oggetto, con più di dieci proroghe allo sfratto? Perché Cittadinanzattiva non dichiara che il Comune di Rieti è l’unico in tutta la provincia ad avere una ‘graduatoria speciale’, cioè alloggi riservati a situazioni di difficoltà e di emergenza? Cittadinanzattiva non è a conoscenza del fatto che le assegnazioni sono di competenza del Comune di Rieti e non dell’Ater? Infine, mi chiedo se Cittadinanzattiva sia a conoscenza del fatto che ci sono famiglie e persone che hanno seguito tutte le procedure, nella piena legalità, e che ancora attendono che si liberino quegli alloggi che, a loro sì, davvero spettano”.