"La ricostruzione possibile" convegno dell'Ordine degli Architetti di Rieti

Sabato 26 novembre a partire dalle ore 9.30 presso l’Auditorium Varrone, a Rieti in via Terenzio Varrone, si svolgerà il Convegno “La ricostruzione possibile” organizzato dall’Ordine degli Architetti di Rieti.
Dopo il saluto delle autorità introdurranno i lavori, coordinati dall’architetto Stefano Eleuteri, il presidente dell’Ordine degli Architetti di Rieti, Franco Brizi, e quello di Ascoli Piceno Valeriano Vallesi, per poi lasciare spazio agli interventi del professore associato di Geologia Applicata all’Università degl Studi dell’Aquila, Marco Tallini, che relazionerà di “La Microzonizzazione sismica a supporto della pianificazione urbanistica”, la sopraintendente del Ministero dei Beni culturali, Valentina Milano, che parlerà di “La tutela del patrimonio architettonico italiano”, il docente di Comunicazione di crisi aziendale all’Università di Teramo, Stefano Maria Cianciotta, che affronterà il tema dei “Modelli economici e sociali per una ricostruzione possibile”, il professore di Composizione architettonica e urbana all’Università di Catania e Miglior Architetto italiano CNAPPC, Vincenzo Latina, che analizzerà “La ricostruzione come rigenerazione urbana: il territorio come occasione di riscatto e sperimentazione”, mentre il deputato Fabio Melilli, concluderà illustrando “Il nuovo decreto legge sull’emergenza terremoto e il Progetto Casa Italia”.
“Questo convegno – dichiara il presidente dell’Ordine degli Architetti di Rieti, Brizi – è solo il primo di una serie di appuntamenti che, in qualità di coordinatori dell’assemblea permanente degli Ordini degli Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori delle Province interessate dagli eventi sismici di agosto e ottobre scorsi, abbiamo deciso di organizzare per dare il nostro contributo al percorso di ricostruzione che sta per avviarsi. In un momento nel quale, giustamente, l’attenzione è rivolta principalmente alla sicurezza degli edifici, secondo noi è necessario anche porre particolare cura alla pianificazione di una ricostruzione che non sia soltanto una copia di ciò che è stato ma che sia anche in grado di ripensare quello che i territori e comunità profondamente segnate dagli eventi dei mesi scorsi vorranno e potranno essere a partire da domani.
Il contributo che gli architetti possono dare è indicare un percorso di rigenerazione urbana che, sempre tenendo conto del passato, possa essere sostenibile e possibile; un percorso che tenga conto dei bisogni e delle necessità delle comunità che dovranno tornare a popolare quei borghi, evitando di ricostruire dei paesi che seppur perfettamente in regola con le più avanzate normative e tecnologie antisismiche rischino di rimanere disabitati, senza attrattività. Ci rendiamo conto che è una sfida grande e difficile ma ci sentiamo in dovere di intraprenderla non solo per rispetto delle vittime e per tutti coloro che a causa del sisma hanno perso le loro abitazioni ma anche per le future generazioni dei nostri territori.
E’ proprio per questo motivo, infatti, che abbiamo deciso di costituire il coordinamento degli Ordini degli architetti delle province interessate dal sisma che ha come obiettivo proporre un nuovo modello per la ricostruzione dei borghi dell’Appennino che può prendere spunto ma non ricopiare i modelli di ricostruzione precedenti visto che come dice benissimo Vincenzo Latina: ‘In Italia si corre il rischio di conservare di tutto con grave eccesso, per il timore o la manifesta incapacità d’interpretare la mutevolezza dell’esistente e in particolar modo della città storica. In periodi molto lunghi un simile approccio, oltre ad aumentare la vulnerabilità fisica degli edifici, può snaturare la sedimentazione di culture diverse, che è il principio della sopravvivenza dei centri storici'”.