LEGAMBIENTE BASSA SABINA, BLASCO: E FERRONI CONTINUA A NON RISPONDERE

Legambiente

Il presidente del Consorzio industriale di Rieti, Andrea Ferroni, continua a non rispondere alle domande poste sia dalle associazioni del territorio sabino (Sabina Futura, Legambiente Bassa Sabina, Slow Food Casperia, ARCI Poggio Mirteto, Post Tribù, Germogli , Farfaraccio, Teatro delle condizioni avverse, e tante altre) sia dalle organizzazioni regionali di WWF Italia e Italia Nostra, sia dai gruppi politici rappresentati in Consiglio regionale, sia dagli organi di stampa.
Ma allora a chi e con chi comunicava. Non è dato saperlo.

Gli argomenti usati sono triti e ritriti come se nulla, nel frattempo, fosse accaduto. Il sig. Ferroni continua a pronunciare verità parziali per cercare di non mentire ma il risultato è molto poco convincente.

Non abbiamo ancora risposte sui seguenti punti (in rapida sintesi):
1) Perché è stata scelta un’area di rilevanza archeologica per creare un’area industriale?

2) Perché si continuano a spendere tanti soldi per una rilevazione archeologica che adotta metodologie certamente consolidate ma parziali rispetto alle previsioni progettuali?

3) Perché cita quanto si è speso per l’esproprio e l’acquisizione dei terreni  e non ci dice, con eguale enfasi, quanto valgano oggi quegli stessi  terreni?

4) Perché afferma che non sarebbe possibile un cambio di destinazione urbanistica di quei terreni visto che tale mutamento è stato attuato in barba alle previsioni del PTPR che, seppure non ancora definitivamente approvato, ne prevedeva altra destinazione e visto che quei terreni non sono nati con l’attuale destinazione urbanistica?

5) Perché afferma che al momento dell’approvazione della variante al Piano regolatore del Consorzio comprendente anche l’area di Passo Corese non fosse già d’obbligo la Valutazione Ambientale Strategica, poiché, tra l’altro, tale variante prevedeva un sostanzioso aumento di cubature di costruito?

6) Perché è stato proposto uno studio di impatto ambientale, alla base della conseguente valutazione degli Enti competenti, solo sulle opere infrastrutturali e non sulle previsioni generali degli impianti logistico-produttivi che si andranno ad ospitare ?

7)  Perché non ci dice che oltre 15 milioni di euro spesi per bretella stradale e primo lotto di depuratore avrebbero potuto creare occupazione in altri settori produttivi con una ben più ragionevole proporzione tra investimenti e creazione di nuovi o presunti tali, posti di lavoro?

8) Perché il Consorzio industriale di Rieti, in alternativa al Polo della logistica,  non ha previsto la creazione di impianti industriali di piccole e medie dimensioni, localizzandoli in modo diffuso sul territorio sabino,  al servizio della produzione agro-alimentare  che ne avrebbe tratto motivi di incentivazione ed incremento produttivo,  scegliendo un’ attività elettiva per questo territorio?

9) Perché non ritenga che un investimento così imponente in un’area vasta ma specifica e delimitata non produrrà una inevitabile marginalizzazione delle altre aree, soprattutto quelle più interne, della Sabina? In base a quali valutazioni attendibili sul piano storico-economico ritiene che ciò non avvenga?

10) Perché citando lo sviluppo industriale degli anni ’70 nella piana di Rieti non ne evidenzia, nemmeno per inciso, le problematicità irrisolte e gravi che hanno concorso a determinare il mancato sviluppo dell’area sabina?

11) Perché un progetto di servizio alla città di Roma, retoricamente indicata quale capitale d’Italia mostrando un certo acume storico-culturale, non può ritenersi cagione di subalternità economica e conseguentemente urbanistica, sociale e culturale della Sabina?

12) Perché ed in quale forma 200 ettari di capannoni preservano l’ambiente ed il paesaggio , come più volte affermato senza tema di pronunciare un ridicolo paradosso?

13) Perché tacitare gli organi di stampa che, a suo dire, danno una qualche considerazione alle ragioni di chi si oppone al progetto, quando il Consorzio da lui presieduto e l’incredibile pletora di organismi ed istituzioni citate hanno a disposizione mezzi ben più importanti ed imponenti per  promuovere il consenso sul progetto?

14) Perché si ritiene che la crisi del settore edile debba essere colmata unicamente con interventi volti alle nuove costruzioni senza alcun pregio architettonico, senza alcuna analisi reale dei fabbisogni, senza alcuna ricerca sul piano dell’innovazione e della sostenibilità e non sull’investimento nella formazione per creare nuove professionalità nell’ambito della ristrutturazione del costruito nei tantissimi e pregiati centri antichi della Sabina?

15) Perché Mazzeo, sindaco pro tempore di Fara in Sabina, non ci spiega nel dettaglio quali sono le misure che il suo comune intende adottare in merito alle necessità di servizi, istruzione (al di là della monocultura logistica), cultura, impianti idrici, fognature, ampliamento  del tessuto urbanistico di Passo corese, trasporti… per far fronte ai nuovi residenti a seguito della  anelata attuazione del progetto?

16) Perché ancora nel 2010 bisogna riproporre il tema della creazione del lavoro in antitesi con i temi della tutela del paesaggio, della salute dei cittadini, della qualità della vita di tutti i giorni e non si ricercano nuove strade per lo sviluppo locale?
Non mi dilungo oltre e lascio le professioni etniche al Mazzeo ed al Ferroni  che proni ai voleri di Roma rivendicano una risibile sabinità, con la speranza che su questioni che riguardano realmente e seriamente  la vita ed il futuro dei nostri giovani qualcun altro e non queste persone , s’ impegni a trovare soluzioni nuove attuate con percorsi condivisi e trasparenti.