A RIETI IL 18 E IL 23 DICEMBRE "I DONI DELL'ARTE"

Gli angeli di Tanteri

Il sindaco Giuseppe Emili, l’assessore alla Cultura Gianfranco Formichetti e il regista Ivan Tanteri hanno presentato l’iniziativa "I doni dell’arte", una serie di spettacoli itineranti per le vie della città in programma il 18 dicembre “E gli angeli”, alle ore 18 in piazza Vittorio Emanuele II e il 23 dicembre “Natale in festa”, alle ore 18 in piazza Cavour.

I DONI DELL’ARTE non è un insieme di performance o uno spettacolo di strada. È piuttosto un evento itinerante che attraversa il tessuto urbano e lo modifica per sempre, così come sradica ogni certezza degli spettatori.

La ricerca teatrale di Tanteri si fonda su un attento e raro studio drammaturgico che pone in relazione l’evento con la memoria e l’identità dei luoghi cittadini e, proprio per questo, ne rende possibile la rivisitazione sul piano affettivo e razionale. Il tutto si fonda su una lunga analisi preliminare dello spazio che è chiamato a divenire un’immensa scenografia.

I gesti e le pause sapienti, gli sguardi e i movimenti studiati degli attori creano enormi quadri viventi che animano magicamente l’architettura della città: una forza segreta e misteriosa si libera e accende vie, angoli ed edifici di luci intense, di incantevoli melodie, di suoni lontani. L’alchimia del meccanismo scenico e drammaturgico si innesca: non rimane che lasciarsi trasportare in quest’avventura dei sensi e dell’intelletto.

I luoghi della rappresentazione si trasformano in un palcoscenico. Quest’esperienza profondamente immersiva invade il nostro presente e il nostro sguardo. Gli artisti che percorrono i luoghi della nostra quotidianità destano in noi ricordi, interrogativi, un senso di stupore e un diletto della nostra capacità immaginifica. Ognuno di noi potrà cogliere un diverso significato simbolico, una pluralità di valenze emotive in ciò che vede ed ascolta. Ognuno di noi realizzerà la propria drammaturgia secondo la sua esperienza e la sua sensibilità, come un fruitore attivo che interagisce con il corpo vivo del teatro che si fa città e della città che si fa teatro.

Attraverso l’azione fisica, attraverso il linguaggio dei loro corpi, gli attori imprigionano l’attenzione degli spettatori e la guidano alla riscoperta di luoghi per loro familiari, spogliando sorprendentemente questi ultimi del loro carattere comune e quotidiano.

Da un lato, la comparsa degli attori, il loro affacciarsi da porte, balconi e finestre costringe paradossalmente lo spettatore a guardare un “altrove” rispetto al luogo classico della rappresentazione scenica: il teatro. Lo spettatore è costretto ad alzare lo sguardo. Dall’altro, con i suoi gesti, l’attore cambia per sempre i luoghi della quotidianità ed il modo di guardarli. Essi non saranno mai più gli stessi, rimarranno segnati dalla traccia dell’azione drammaturgica.

La presenza degli attori crea una sorta di inarrestabile vortice: un campo magnetico che trae a sé l’attenzione dello spettatore, creature oniriche, eteree, profondamente neutre che stimolano il nostro intelletto all’interazione: antiche figure che fuoriescono per una sera dalla storia antica della città di Rieti. Il biancore dei loro volti e delle loro vesti testimonia il loro essere creature fatte solo di sogno e memoria. Esse non si presentano a noi come personaggi, ma come figure che ci annunciano l’imminenza di un accadimento straordinario.