Rispetto alle preoccupazioni espresse dall’Alcli nei giorni scorsi, circa la carenza di personale nel servizio di Radioterapia e Oncologia, non possiamo far altro che condividere e giudicare paradossale la situazione: un servizio considerato da tutti eccellenza, Regione compresa, che registra mobilità attiva e lunghe liste di attesa soffre della carenza di personale. Le sollecitazioni verso la Cabina di Regia e la Regione Lazio non hanno purtroppo sortito alcun effetto; da Roma non si è avuta neanche la decenza di rispondere e, restando in silenzio, fanno da spettatori ad un intero dipartimento in agonia. E purtroppo non finisce qui; lo stesso, infatti, vale per i reparti di Pediatria, Cardiologia, Oncologia, Malattie Infettive ed altri, dove la carenza di personale, medico in particolare, costringe i pochi operatori a lavorare sempre in emergenza, con affanno e con tutti i rischi connessi.
Si è gestita nei giorni passati un’emergenza catastrofica, quale è stato il terremoto, in modo ottimale grazie agli operatori che non si sono risparmiati nel lavoro, come è giusto, senza chiedere né ricevere alcun riconoscimento particolare. L’accaduto, tuttavia, dovrebbe far riflettere tanto il presidente Zingaretti quanto il responsabile della Cabina di Regia D’Amato, qualora avessero ancora dubbi, sull’importanza di questo ospedale in un territorio fragile ed esposto al pericolo sismico ricorrente e non solo a quello.
Questo territorio è rimasto ormai con un solo ospedale e la Regione e d’Amato non possono ignorarci. E neppure far finta di concedere deroghe improbabili per scorrere graduatorie regionali o nazionali è un contentino che possiamo accettare. Il meccanismo, infatti, fa solo perdere tempo visto che nessuna delle persone chiamate accetta gli incarichi o, quando lo fanno, è solo per rimanere pochi mesi in attesa di spostarsi in aziende più comode, meccanismo, anche questo, avallato da una Regione poco attenta alle esigenze delle provincie, che offre la possibilità di mobilità al personale anche senza la possibilità al reintegro dell’unità che lascia il posto.
Basti pensare che negli anni 2015 e 2016 sono stati persi per mobilità, senza avere la possibilità di reintegro, 10 dirigenti medici di diverse discipline e 4 infermieri. Situazione questa che è ulteriormente aggravata dalle cessazioni dei contratti a tempo determinato di molti altri dirigenti medici e infermieri, il che determina una costante perdita di professionisti per rimediare la quale si pagano costosissimi gettoni a medici che vengono a Rieti per pochi giorni a coprire buchi di organico senza potersi integrare nell’organizzazione con tutte le problematiche del caso.
E’ tempo che la Regione autorizzi le richieste dell’Azienda a svolgere avvisi per le professioni carenti utili a reclutare personale del territorio che certamente non scapperà alla prima occasione e con il quale si potrà avviare una programmazione efficace per ridare serenità agli operatori e alla gestione della Asl locale che non può continuare ad essere un’azienda di precari.
Marino Formichetti, Uil fpl Rieti