Sotto ad un cielo grigio e carico di acqua la pioggia si è mischiata alle lacrime delle tantissime persone presenti ad Amatrice durante i funerali di 242 vittime. Una funzione officiata al don Minozzi dal Vescovo di Rieti Monsignor Domenico Pompili a poca distanza dalle macerie del sisma e ad alcune decine di metri dalla tendopoli.
In conclusione dei funerali a prendere la parola anche il sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi, che con molta dignità a stento tratteneva le lacrime:
“Abbiamo due possibilità, o farci schiacciare dallo sconforto o quella di reagire e di dedicare il nostro tempo affinchè la memoria delle persone che hanno perso la vita qui ad Amatrice, che ha pagato un tributo immenso, siano ricordate con l’opera dell’uomo. Io ho scelto e ho visto gli occhi delle persone che sono state ferite. Quando il Vescovo ha letto i nomi delle vittime per me quelle erano il macellaio, il panettiere, era la bambina che andava a scuola con i miei figli e voi immaginatevi il dolore, il dolore! Allora dobbiamo fare una cosa, come ci insegna la religione cristiana dopo la morte c’è la resurrezione. Noi siamo pronti a fare la nostra parte – ha proseguito Pirozzi – La protezione Civile, i Vigili del Fuoco, i volontari, i miei concittadini con il malessere nel cuore hanno soccorso altre persone. Questa è la parte buona dell’Italia e l’Italia è stata presente. Ora però la sfida può partire da Amatrice. Sono disposto a chiedere dei sacrifici alla mia comunità, però oggi deve partire. Questa grande Nazione deve far sentire la sua forza anche nella parte della ricostruzione tenendo presente che questa gente è morta perchè amava questa terra, e vuole restare qui!”
Con la voce spezzata e il cuore carico di rabbia Pirozzi si è lasciato andare ad un fortissimo e lungo abbraccio con il Vescovo Pompili, che lo ha stretto a sè, in uno scambio silente di fiducia e forza.
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