Di fronte alla chiusura “ermetica” rispetto alla possibilità di “aggiustare” il Piano di riordino della rete ospedaliera per gli effetti che lo stesso ha nelle Province, costrette a “pagare” il conto di un “sistema Lazio” che in termini di sanità fa pagare a chi meno ha (le Provincie) un rapporto malato con gli interessi della sanità privata nella capitale, necessariamente ci troviamo a ribadire alcuni punti, mai ripetuti a sufficienza:
1) per la Provincia di Rieti si prospetta di fatto la chiusura di due presidi ospedalieri: magliano ed Amatrice (a meno di considerare un ospedale, quello di Amatrice, una struttura con 8 p.l. di medicina generale, senza pronto soccorso, praticamente un cronicario);
2) si realizza un ulteriore depotenziamento del De Lellis in termini di taglio di posti letto in reparti chiave (chirurgia, ortopedia etc) non compensati ne numericamente ne concettualmente con l’attivazione di posti letti di riabilitazione e di osservazione breve;
3) si condanna la nostra Provincia in ambito di marginalità rispetto alla rete dell’emergenza, con la chiusura dei pronto soccorso di Amatrice e Magliano e con la “ritrattazione” delle promesse elettorali di creare un DEA di II lvello al De Lellis (in pratica non sarà dotato il De Lellis del personale e delle attrezzature ad esempio per la terapia intensiva neonatale, della chirurgia vascolare e toracica etc).
Quanto questo influisca direttamente sulle speranze di vita di chi disgraziatamente avesse bisogno di cure urgenti in tal senso è facile da comprendere;
4) non ci sono le minime indicazioni di strumenti e risorse per lo svilppo della sanità nel territorio così come non si capisce in quali tempi e con quali risorse si procederà alla “riconversione delle strutture” avendo abbandonato il principio della contestualità (cioè ora taglio e chiudo, domani, forse, attivo qualche altro intervento);
5) si “espellono”, secondo i nostri calcoli, almeno 200 operatori sanitari “precari”, dando una ulteriore bastonata all’occupazione nella nostra provincia.
Di converso ai Cittadini delle Provincie (anche quella di Rieti) si chiede che oltre a farsi carico del debito della sanità regionale attraverso il ridimensionamento drammatico dei servizi si partecipi direttamente in termini finanziari al ripianamento dello stesso, attraverso l’aumento dell’addizionale IRPEF Regionale, e si paga ancora in termini di attrattività per le imprese, un costo altissimo attraverso l’aumento IRAP anche nei nostri territorio, già poco attrattivo per le storiche carenze infrastrutturali e che neanche godrà di interventi finanziati con i fondi FAS (magari utilizzabili per l’ammodernamento della salaria, tanto per fare un esempio), che saranno utilizzati per il ripiano del debito sanitario.
Ce ne sarebbe abbastanza per chiunque, ma evidentemente non è così.
Si continuano a leggere esternazioni di soggetti politici (anche ex sindacali) del reatino che magnificano il piano di riordino della rete ospedaliera come qualcosa di positivo, ostentando soddisfazione.
Avranno intenzione di trasferirsi a Roma?