Oramai quando alla prenotazione delle visite ci danno tempi biblici di attesa, sembra quasi normale, come fosse “scontato”, eppure la salute è uno dei nostri principali diritti e va sempre tutelata.
Tante sono state le cosiddette “manovre” poste in essere per ovviare alle sempre più prolungate attese, ma fa ancora più caso come siano impietose, queste lunghe liste di attesa, anche nei confronti di chi ha seri problemi di salute.
Alcuni pazienti, affetti da patologie invalidanti o con insorgenza di acuzie, che necessitano di controlli specialistici, una volta visitati dal loro Medico di Base, se questi ritiene di dover approfondire gli accertamenti e gli richiede visite o analisi, indipendentemente dall’urgenza, si trovano davanti a liste di attesa sconvolgenti; questi alcuni esempi dei tempi di attesa realmente rilevati da pazienti che si sono recati al CUP il 19 aprile u.s. per prenotare delle visite:
- visita oculistica appuntamento per il 28 luglio 2016
- rx al torce appuntamento per il 2 maggio 2017
- eco addome appuntamento per il 21 marzo 2017.
Tutto ciò non è solo scandaloso, ma oltraggioso nei confronti di chi non sta bene, di chi non ha possibilità economiche per ricorrere al privato in questo paese “civile” non più tale ed in cui le tasse sono tante ed elevate ma non equivalgono alla qualità dei servizi erogati, che troppo spesso sono anche carenti e poco tempestivi.
Nel quadro generale del rapporto paziente/sistema sanitario, si ha come la sensazione che il paziente non venga più considerato come persona che ha diritto a star bene, ma come un mezzo per far cassa, sia essa pubblica che privata; eppure con l’arrivo dell’intramoenia si sarebbero dovute ridurre le liste di attesa, invece, per un incomprensibile fenomeno, esse sembra che siano addirittura più lunghe, come se la normalità debba diventare la visita privata o in intramoenia a discapito del servizio pubblico.
Per quale strano fenomeno avviene ciò? A cosa porterà questa “privatizzazione” silente se non a discriminare i meno abbienti e i meno fortunati che devono ricorrere a delle cure?
La scarsa qualità dell’offerta di cura non si giustifica: in uno Stato in cui il cittadino è il fulcro di ogni gestione, in uno Stato in cui si rispettano i propri abitanti, la scarsa qualità verrebbe considerata come reato nei confronti del popolo, come una sorta di sottrazione illecita di un diritto sacrosanto.
Ai dirigenti della ASL di Rieti e ai Sindaci dei Comuni che si servono del nosocomio reatino, chiediamo che si impieghino per una maggiore prevenzione, che ridurrebbe già di suo i costi delle maggiori cure postume, riducendo anche il numero dei malati, e che analizzino con cura i vari perché di questo fenomeno, ponendo immediatamente in atto tutte le misure necessarie per dare ai propri cittadini la possibilità di non essere emarginati o condannati in caso di malattia.
Proponiamo:
- che vengano ampliati i tempi delle visite (quelle svolte come compiti istituzionali);
- che vengano regolarizzate (almeno con un regolamento interno) le visite in regime di intramoenia (ad esempio in regime di intramoenia non si dovrebbero far fare più di un terzo delle visite che vengono fatte durante lo svolgimento del servizio istituzionale);
- che vengano eliminati (ove possibile) tutti quei costi accessori (extra ticket Regione Lazio di Euro 10 per ogni ricetta per copertura debito sanitario) che disincentivano il flusso degli utenti verso la struttura pubblica, facendogli preferire il privato che non li applica, sortendo, quindi, l’effetto contrario;
- che si riorganizzi il Pronto Soccorso ed evitare così che le persone debbano “soggiornarvi” per lunghi periodi, garantendo anche una maggiore riservatezza nel momento della collocazione in osservazione ed in attesa di valutazione medica;
- che vengano acquistati quei presidi indispensabili per alleviare la degenza ai malati e per prevenire l’insorgere di altre malattie connesse alla degenza (a volte ci sono ma sono insufficienti e spesso inadeguate).
Questi sono solo alcuni esempi che da profani ci vengono in mente, si potrebbe fare molto per migliorare la qualità dei servizi resi dalla ASL di Rieti e di esempi ce ne sarebbero tantissimi altri ancora, alcuni realizzabili direttamente ed altri col tempo, però si inizi a regolamentare, per quanto di competenza, certe abitudini nocive sin da ora.
Il cittadino è il fulcro della società ed il rispetto dei suoi diritti è ciò che determina un “paese civile”.
Basta con le promesse, occorrono fatti concreti.
“Grilli Parlanti di Rieti”