Il 23 aprile si è concluso il XIII Certamen Varronianum, si potrebbe a ragione dire, in modo gustoso. Infatti l’Istituto Alberghiero Costaggini, vanto della città, in collaborazione con il Liceo Classico Marco Terenzio Varrone, ha offerto ai partecipanti una cena a base di piatti elaborati da rinomati testi di cucina dell’antica Roma. Così tra un ottimo “suillus in iure Apiciano” e squisiti “savillum cum ostreis” anche quest’ultimo Certamen è finito in gloria.
In effetti l’edizione di quest’anno ha registrato un consenso caloroso e unanime dei partecipanti e una grande soddisfazione per il Liceo Classico. Infatti il Liceo Classico di Rieti ha ottenuto il terzo e il quarto posto, registrando un risultato che non si era mai annoverato negli annali della scuola. Il successo degli studenti reatini ha confermato l’alto profilo didattico dei docenti e degli allievi che lo frequentano, a riconferma del fatto che, al di là di ogni vicissitudine, quello che qualifica una scuola sono, prima di tutto gli studenti che la scelgono, poi il personale ATA e i docenti. Tutta gente che lavora sodo e che crede nei valori che ancora il Liceo Classico veicola con buona pace della società moderna definita “liquida” dal celeberrimo sociologo Zygmunt Bauman.
Consumismo e cultura dello scarto, globalizzazione, industria della paura, contrastano le istituzioni culturali di questo Paese perché smontare la scuola significa “abbattere un nucleo di resistenza ai condizionamenti” che rendono la società antiumana. Sul valore del liceo classico in generale e del Liceo Classico di Rieti in particolare si è speso anche il dott. Giovanni Canzio, Primo Presidente della Corte di Cassazione che ha frequentato il Liceo Classico a Salerno, e che è vissuto per un lungo periodo a Rieti dove si è sposato e ha avuto due figli che, ha tenuto a sottolineare, hanno fatto entrambi il Liceo Classico a Rieti, dove la moglie, nota e stimata docente di lingua e letteratura inglese ha insegnato per moltissimo tempo. Il Presidente Canzio ha ricordato come la cultura latina non sia il passato, ma il presente perché la cultura umanistica ci insegna a dare orientamento alla vita. Ci insegna a scegliere e, all’occorrenza, anche a cambiare scelta, perché insegna a conoscerci.
Il sapere, finalizzato all’acquisizione di conoscenze parcellizzate e immediatamente spendibili, è poco longevo. La velocità, con cui si modificano le conoscenze e le tecnologie, rende rapidamente obsoleto qualunque sapere pragmatico e iterativo. L’unica cosa veramente durevole è la plasticità mentale: imparare ad imparare lungo tutto l’arco della vita. Solo così si può fare fronte alla repentinità e imprevedibilità dei cambiamenti in atto. Inoltre, le tecnologie hanno senso se sono funzionali al miglioramento delle condizioni di vita sul pianeta, per tutti. Per questo devono avere un orientamento. Ma, per indirizzare le scelte dell’umanità, servono le scienze umane: la letteratura, la filosofia, le arti.
Il Liceo Classico, e quello di Rieti in particolare non è né liquido né solido. È RESILIENTE.