Il 2016 segna un cambiamento sostanziale relativamente agli esami da sostenere per conseguire il “tesserino di idoneità” che abilita alla raccolta dei tartufi in tutto il territorio nazionale. Si passa quindi dai precedenti esamini orali alla forma scritta, attraverso la somministrazione di un questionario di 25 domande, tese ad accertare che il candidato abbia acquisito la conoscenza delle specie e varietà di tartufo, gli elementi fondamentali della biologia, le modalità di raccolta e ricerca, ma anche la commercializzazione e relative norme.
Vediamo in breve come funziona:
La Direzione Agricoltura e Sviluppo Rurale, Caccia e Pesca della Regione Lazio ha provveduto a redigere e pubblicare sul sito www.agricoltura.regione.lazio.it una dispensa contenente le principali informazioni utili al superamento dell’esame che si svolgerà presso le Aree Decentrate Agricoltura presenti in ciascuno dei capoluoghi di provincia della Regione Lazio e che per Rieti è sita in via Raccuini n. 21/a.
I quesiti comprendono n. 5 domande relative alla conoscenza delle specie, n. 5 domande relative
alla biologia del tartufo e n. 15 domande relative agli aspetti normativi della ricerca, raccolta e
commercializzazione dei tartufi. L’esame si intende superato se il candidato non commette più di 5 errori. Sono considerati errori anche le omesse risposte e la barratura di più risposte.
Il candidato che commette fra i 6 e gli 8 errori nella prova scritta, ai fini del superamento dell’esame, deve sostenere una prova orale supplementare innanzi alla Commissione il giorno stesso, al termine della prova scritta e a seguito della verbalizzazione degli esiti della stessa.
Il candidato che commette 9 o più errori non consegue il tesserino di idoneità e deve ripetere l’esame.
La Legge Regionale n. 82 del 1988 “Disciplina della raccolta, coltivazione e commercializzazione dei tartufi freschi o conservati destinati al consumo sul territorio della Regione Lazio” prevede che l’aspirante raccoglitore abbia compiuto il quattordicesimo anno di età, condizione questa che consente ai giovanissimi di avvicinarsi alla natura e di iniziare a scoprire non solo il mondo del tartufo ma anche gli habitat e i vari ambienti in cui vive questo incredibile fungo sotterraneo, che si cela agli occhi delle persone e la cui ricerca è possibile solo con l’ausilio di cane.
Il Corpo Forestale dello Stato raccomanda lo scrupoloso rispetto della legge n. 82/1988, anche al fine di non incorrere nelle previste sanzioni e alla conseguente eventuale confisca del tartufi raccolti, ma anche perché rispettando le regole si salvaguarda l’habitat, quindi la tartufaia e il micelio che ne garantisce la continuità, in poche parole la sua perpetuazione e quindi la possibilità di trovare negli anni successivi il prezioso “corpo fruttifero”.