Buongiorno a tutti e a tutte, benvenuti e benvenute,
Saluto tutti i presenti a partire dagli studenti e dalle studentesse che saranno i veri protagonisti di questa giornata. Con loro saluto e ringrazio gli insegnanti ed i dirigenti scolastici che li accompagnano.
Un saluto particolare lo voglio rivolgere ai colleghi sindaci che hanno raccolto l’invito dell’Amministrazione comunale di Rieti e che vedo numerosi in platea e a tutte le autorità civili, militari e religiose presenti. Grazie.
Carissima Presidente benvenuta a Rieti, è per noi un autentico onore accoglierla nella nostra città e ospitarla in questo splendido teatro, realizzato a fine ottocento e che è uno dei monumenti più belli della città di Rieti.
La ringraziamo davvero di cuore per aver accettato il nostro invito e per aver scelto di incontrare il mondo della scuola, che riteniamo essere l’autentica pietra angolare della società. Prima di iniziare vorrei salutare e ringraziare il presidente del Consiglio comunale Gian Piero Marroni che ha seguito da vicino l’organizzazione di questa giornata della quale è stato il promotore ma che oggi non è qui per motivi di salute. Gian Piero ci ha fatto prendere un grande spavento ma per fortuna si è già ristabilito e tra qualche giorno tornerà, più forte di prima, al suo posto.
Sono personalmente molto emozionato come emozionante è stato assistere alla sua elezione a Presidente della Camera dei Deputati nel segno del cambiamento e del rinnovamento.
Rieti è il centro d’Italia, l’ombelico del nostro paese, espressione delle aree interne e di quell’Italia di mezzo che rischia di subire più di altri territori le conseguenze feroci della crisi.
Negli ultimi due decenni, all’intollerabile aumento della sperequazione sociale e delle diseguaglianze, si è accompagnata una progressiva sperequazione territoriale che rischia di dividere il paese in due, uno che cresce intorno alle poche aree metropolitane ed uno che fatica a garantire ai cittadini anche i diritti fondamentali.
Da questo punto di vista i comuni, il sistema delle autonomie e le comunità locali devono essere considerate una risorsa per il rilancio del paese e non possono subire il peso di sacrifici che dovrebbero essere spalmati su tutti i livelli istituzionali.
Il tratto distintivo dell’epoca nella quale viviamo è quello di un individualismo radicale ed di un egoismo primitivo, in un delirio di autosufficienza individuale che spazza via ogni senso di appartenenza, seppur residuo.
In un momento così difficile e complicato è necessario, al contrario, riscoprire il valore delle relazioni e lo spirito di appartenenza alla comunità nella quale aiutarsi gli uni con gli altri e provare, insieme, ad uscire da una crisi economica e sociale la cui fine appare ancora lontana.
Senso di appartenenza alla comunità significa anche restituire dignità ed autorevolezza alle istituzioni pubbliche e per fare questo è fondamentale che la politica recuperi credibilità partendo dalla dimensione etica e giungendo alla valorizzazione territoriale.
Bisogna ridurre le distanze tra istituzioni e cittadini, bisogna recuperare reciproca fiducia, bisogna stimolare la cittadinanza attiva e dare l’opportunità ai cittadini di partecipare e sentirsi parte di processo collettivo. Bisogna recuperare le persone all’impegno civico e alla buona politica e penso abbia ragione chi ha detto che la politica è una cosa troppo seria ed importante, tanto da condizionare la vita delle persone, per essere lasciata solo ai politici.
Viviamo il profondo disorientamento tipico di una fase di transizione, nella quale registriamo la fine di un’epoca ma anche il mancato inizio di quella successiva. Tutto ciò determina una crisi multidimensionale, che si dipana dal piano etico a quello politico a quello sociale ed economico, dai contorni preoccupanti e dalle prospettive incerte.
La crisi ci costringe a pensare ad un nuovo e diverso modello di sviluppo, a stili di vita più virtuosi, ad un’idea di futuro che metta al centro la lotta contro le diseguaglianze e parta dalla consapevolezza che la redistribuzione della ricchezza è una leva per la crescita e non viceversa e metta prepotentemente al centro il tema del lavoro e del diritto al reddito.
L’incontro di questa mattina è occasione per parlare della nostra carta fondamentale e dei suoi valori, a 70 anni dalla costituente e dal suffragio universale.
La crisi rischia di mettere in discussione la coesione sociale e di dividere il nostro paese e per questo andrebbe messo all’ordine del giorno l’elaborazione e l’attuazione di un nuovo patto sociale, che si fondi su quello spirito solidaristico e sui principi di giustizia sociale che hanno animato 70 anni fa i padri costituenti che hanno restituito al nostro paese libertà e democrazia.
L’Amministrazione che mi onoro di guidare ha fatto tantissime cose ma di una piccola ma significativa vado molto orgoglioso: al compimento della maggiore età i ragazzi e le ragazze di Rieti ricevono una copia della Costituzione ed una lettera che ricorda loro la responsabilità di diventare cittadini a tutti gli effetti.
Concludo questo mio breve messaggio di saluto ricordando una grande reatina, partigiana, tra le poche donne elette nell’assemblea costituente, parlamentare della repubblica italiana, Elettra Pollastrini, alla quale dedichiamo il 70° anniversario della Costituente e del voto alle donne.
Con grandissimo piacere saluto la nipote Vanda che ci è venuta a trovare da Pisa e più tardi salirà sul palco per un saluto.
Nella storia i giovani sono sempre stati il motore di qualsiasi fenomeno ed epoca di cambiamento e per questo abbiamo bisogno di voi per migliorare questa città e dare al nostro territorio un futuro e rendere la società più umana.