Inaspettato e violento, così appare il colpo a freddo messo a segno dal Governo rispetto alla modifica della gestione dei servizi pubblici locali. Il colpo è l’articolo 15 del Decreto Legge del 9 settembre scorso, per intenderci quello che modifica il già tristemente noto, per il popolo dell’acqua, art. 23 bis della legge 133/08.
La nuova formulazione del Governo, che a dir loro vorrebbe essere un adeguamento alla normativa comunitaria in materia di servizi pubblici locali a rilevanza economica, restringe di molto i margini del percorso di ri-pubblicizzazione del servizio idrico integrato. Ad esser più chiari rischia di spalancare definitivamente le porte alla privatizzazione dell’acqua.
I servizi pubblici locali a rilevanza economica possono essere affidati in via ordinaria:
1) Attraverso gara;
2) A società miste dove il partner privato sia scelto attraverso gara e possiede non meno del 40% del capitale e sia un socio a rilevanza “industriale”
3) Gli affidamenti in house possono avvenire solo in condizioni straordinarie e previa parere autorizzativo dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Antitrust)
Il nuovo “decreto legge” del Governo individua anche una road map precisa e attenta. Stabilisce i tempi. Viene infatti previsto un regime transitorio per il quale si prevede:
a) Entro il 2010 decadono gli affidamenti a Spa in House che non rispettano la normativa comunitaria, cioè quelle che non prevedono il controllo analogo e l’attività prevalente.
b) Entro il 2010 decadono affidamenti a Spa miste dove il socio non è stato scelto tramite gara.
c) Entro il 2010 gli Ambiti territoriali ottimali non affidatari si devono adeguare alla presente normativa.
d) Entro il 2011 decadono tutti gli affidamenti a società in house, e a società miste nelle quali il socio non è un soggetto industriale.
e) Entro il 2012 decadono tutti gli affidamenti a Spa quotate in borsa, nelle quali la partecipazione pubblica deve scendere al 30%.
Con questo provvedimento salta il compromesso che negli anni si era riusciti a strappare rispetto alla gestione pubblica, tramite Spa, del servizio idrico integrato. La data del 31/12/2011 potrebbe segnare la conclusione della gestione in house nel nostro Paese.
Eppure questa modalità di gestione, imperfetta e più attenta alla remunerazione del capitale che alla gestione di un bene comune, ha garantito per quasi un decennio in Italia, l’esclusione dei privati dagli ambiti territoriali che l’hanno scelta.
Ora va ripresa con intensità la mobilitazione e credo che vada anche perseguita, ancora una volta e sempre con la stessa determinazione, la strada della battaglia parlamentare. Quando si tratterà di convertirlo in legge vanno presentati emendamenti soppressivi per far pressione su quei Partiti che si dicono attenti alle esigenze e alla volontà dei cittadini.
Il federalismo al contrario, lo Stato centrale, decide sulla gestione dei beni comuni dei Municipi, lo Stato centrale, decide a scapito dei consigli comunali, provinciali e regionali come gestire la risorsa acqua oppure dove costruire o riaprire centrali atomiche.
Abbiamo poco meno di due mesi. Attrezziamoci.