“Apprendiamo dal ‘professor’ Lodovisi, commissario pro tempore del Pd, una nuova regola in politica, ovvero che è compito della minoranza garantire il numero legale delle sedute di consiglio e non della maggioranza”. Così il consigliere provinciale del Pdl, Felice Costini, in riferimento a quanto avvenuto per la scorsa convocazione dell’assemblea di palazzo Dosi nel corso della quale si sarebbe dovuto discutere l’atteso regolamento sulla caccia al cinghiale.
“Speriamo – aggiunge – che il dotto politologo abbia spiegato tale teoria anche ai consiglieri comunali del Pd e che quindi, da questo momento in poi, si possa contare anche sulla minoranza di palazzo di Città per il numero legale che spesso e volentieri i suoi colleghi di partito cercano, invece, di far mancare. Aldilà delle facezie legate alle evidenti crisi interne del Pd, credo che quanto stia avvenendo sulla caccia rappresenti l’esempio di un metodo di amministrare che definiamo del tutto sbagliato”. “Ritengo, infatti, che qualsiasi persona dotata di un minimo di buon senso – continua Costini -, avendo la consapevolezza dell’emergenza creatasi per il cospicuo numero di cinghiali presenti sul territorio tale da essere un danno enorme e continuo per gli agricoltori della nostra provincia (con risarcimenti in forte ritardo per colpa proprio dell’amministrazione provinciale), auspichi un regolamento sulla caccia al cinghiale che la renda più agevole e diffusa proprio per ricreare un equilibrio naturale che nel territorio è saltato”.
“Non ci scandalizzeremmo – dichiara il consigliere del Pdl – se per qualcuno, in un periodo di crisi economica così profonda, la caccia al cinghiale possa essere anche uno strumento di sostentamento. Assistiamo, invece, a un’azione della giunta provinciale di centrosinistra che, sulla pressante spinta proprio del commissario Lodovisi, tenta affannosamente di approvare un regolamento il cui presupposto ideologico è che la gran parte dei cacciatori sia formata da bracconieri, al punto di arrivare a sconfessare anche il precedente presidente della commissione Agricoltura, Paolo Camici, anch’egli del centrosinistra, che nello scorso mandato produsse un regolamento, quello sì approvato all’unanimità, oggi addirittura indicato come uno strumento garante di quanti non vorrebbero regole nel mondo venatorio”.
“Dopo la cocente sconfitta nella precedente seduta di consiglio – spiega Costini – la maggioranza ripropone, però, senza ulteriori approfondimenti, il regolamento contestato da tutti, da dibattere in una nuova seduta prevista per il 7 settembre, rifiutando così ancora una volta la proposta del Pdl di rianalizzare l’argomento in commissione e facendo spallucce davanti le illegittimità in esso contenute e che provocheranno inevitabilmente una serie di ricorsi al Tar con il rischio della sospensione dell’attività venatoria per l’anno in corso. La domanda è cui prodest? Sicuramente non alle squadre di battute, firmatari di una lettera di dissenso nei confronti del regolamento che si vorrebbe approvare, non ai cacciatori singoli, trasformati in maniera indistinta in bracconieri assetati di sangue, sicuramente non alla maggioranza delle aziende faunistiche che si vedono di imperio imposto un regolamento in contrasto con la stessa legge che lo istituisce. Il Pdl – conclude – continuerà in consiglio provinciale la battaglia al fianco dei cacciatori e degli agricoltori, convinto che non si possano difendere gli interessi di qualche singolo per condizionare la libertà degli altri”.