Numerosissimi i pastori riuniti, questa mattina, presso la sede di Coldiretti di Poggio Mirteto per organizzare la propria adesione alla manifestazione che si terrà davanti il Ministero dell’Agricoltura il 6 settembre, a partire dalle ore 9. Si preannuncia un autunno molto caldo anche per il settore ovino.
Il grido dei pastori sabini è stato unanime: “Stiamo con l’acqua alla gola, con questo prezzo di acquisto rischiamo di chiudere entro l’anno!”.
“Esistono belle realtà sul territorio, aziende che devono essere aiutate, purtroppo anche in questo ambito gli acquirenti sono pochi e così è più facile monopolizzare il costo al ribasso – ha spiegato il presidente di Coldiretti Rieti, Enzo Nesta – nell’immediato futuro una soluzione può essere l’incremento della vendita diretta, la valorizzazione del prodotto e il fatto di puntare su una filiera tutta nostra, solo in questa maniera non avremo più bisogno dei grandi supermercati e non saremo vittime di speculazioni”.
La battaglia sul latte ovino è stata lanciata proprio da Coldiretti Lazio, Rieti e Roma nel mese di luglio, il 4 agosto scorso il sindacato ha inviato la richiesta dell’apertura di un Tavolo di Crisi all’assessore regionale Birindelli, constatando ‘la caduta in picchiata del prezzo del latte ovino e del valore dell’agnello”.
“Con 800mila pecore siamo la terza regione in Italia per quanto riguarda l’insediamento di ovini, anche a Rieti è una realtà economica di rilievo – ha spiegato il direttore regionale e provinciale, Aldo Mattia – dobbiamo essere compatti e scendere in piazza anche per il prezzo del latte ovino, fino a che sarà necessario”.
“Le nostre richieste al Ministero, indicate nell’Articolazione regionale della Piattaforma nazionale, prevedono intanto il ritiro dal mercato del pecorino romano al fine di smaltire gli stocks di prodotto; l’operazione dovrebbe essere coordinata proprio dal Ministero e dalle regioni (Sardegna e Lazio) per un valore complessivo di 25 milioni di euro – ha spiegato Mattia – detto intervento deve essere realizzato contestualmente alla sottoscrizione di un accordo almeno biennale, tra produttori e acquirenti, che abbia come finalità nuove relazioni industriali e sia fondato su un’equa distribuzione del valore aggiunto e una reale copertura dei costi di produzione.
Da non dimenticare le proposte di rilancio del settore, che non possono prescindere da aiuti di carattere finanziario quali: la ristrutturazione dei debiti, sia bancari che previdenziali, in modo da ripristinare la situazione finanziaria degli allevatori e garantire la normale conduzione e presenza delle aziende sui territori, inoltre un incremento delle indennità compensative e la reintroduzione di misure relative al benessere animale”.
Tutti soldini, insomma, di sostegno alle aziende che, oltre a difendere l’occupazione e contribuire al miglioramento della qualità del prodotto, hanno un’altra funzione importante: la salvaguardia dell’habitat naturale, proprio grazie alla presenza degli ovini.
“Per garantire un equo reddito dal mercato e ricostruire la filiera, sarà necessaria anche l’istituzione di una cosiddetta "stanza" di compensazione e di osservatorio dei costi, l’obiettivo è di evitare di svendere sul mercato il prodotto, organizzare direttamente la vendita e di informare (sui costi) i consumatori e gli operatori stessi, attraverso bollettini periodici pubblici” ha concluso Mattia, ricordando che, con Roma vicino e 800mila capi allevati, si potrebbe lavorare ottimamente sulla tipicità e qualità del prodotto, avendo già ottenuto (e dovendoli ancora valorizzare) vari riconoscimenti quali l’IGP pecorino romano, o il Dop per la ricotta e il cacio romano.
Attualmente il principale mercato di riferimento del pecorino romano è quello degli Stati Uniti dove, però, non è riconosciuta la tipicità, ma viene polverizzato con altri prodotti destinati alle catene dei FastFood.
Nel pacchetto anche l’urgente adozione di un sistema di regolamentazione obbligatorio delle etichette che consenta ai consumatori di distinguere il prodotto italiano da quello proveniente da paesi terzi, la realizzazione di adeguate strategie di marketing e di un programma di valorizzazione a supporto di produzioni casearie tipiche e di qualità (anche nel mercato estero), prevedendo un percorso di valorizzazione di tutti i formaggi ovini al fine di sganciarne la determinazione del prezzo dal pecorino romano; il rilancio di una rinnovata Assistenza tecnica. Sarà infatti necessario riprendere il percorso di un Piano Qualità Latte Regionale.
Qualche dato:
800 capi allevati nel Lazio
13mila aziende attive che ne fanno la terza regione per importanza in Italia
700.000 quintali di latte l’anno prodotti
Viene venduto a 0,70 centesimi al litro, prezzo giusto dai 90 centesimi a un euro.