La lenticchia di Rascino al Padiglione Slow Food di Expo

Si dice di un film, grande successo di pubblico, e infatti è stato un corto a introdurre l’incontro sulla lenticchia di Rascino organizzato nel Padiglione Slow Food di Expo.
Immagini incantevoli girate nel corso di un anno da Bernardino Adriani che per la regia di Giada Pistonesi e con la voce di un giovane attore, hanno raccontato alle tante persone presenti di “quell’altopiano di Rascino, vasta conca carsica nella zona del Cicolano, in provincia di Rieti, quasi al confine con l’Abruzzo, tra i 1150 e i 1300 metri di altitudine,…terra isolata e incontaminata, ricca di piante selvatiche,…dove senza diserbanti, fertilizzanti e antiparassitari, si coltiva…un seme piccolo e di colore marrone, con poche maculature e sfumature rossastre… La coltivazione inizia ad aprile, quando i terreni non sono più innevati e l’altipiano è di nuovo accessibile.
La raccolta avviene solitamente ad agosto: le piante sono tagliate e raggruppata in file, le cosiddette andane, dove si lasciano asciugare e poi si trebbiano. Dopo la trebbiatura, devono di nuovo asciugare al sole, sulle terrazza o nelle aie delle case, nel vicino comune di Fiamignano”.
Dopo la proiezione di “La lenticchia di Rascino presidio Slow Food” il compito, per Pietro Calderini, Presidente dell’associazione coltivatori, Edoardo Isnenghi, responsbile per Slow Food del presidio, Gaetano Micaloni, Presidente della Comunità montana Salto Cicolana e Vincenza Bufacchi Direttrice della CNA di Rieti, chiamati a discuterne, è stato semplice e al tempo stesso arduo, perchè le sequenze del corto raccontano della lenticchia più di tante parole.
E se al termine ci fosse stato ancora qualcuno da convincere della loro bontà, un assaggio ha convinto davvero tutti. È stata un’altra occasione preziosa, in una cornice speciale, per dare valore a una delle risorse del territorio che, grazie alla volontà dei produttori, in sala c’era a rappresentarli Claudio Angelini, si è trasformata in vocazione e in sfida imprenditoriale.
Un’azione esemplare di sviluppo locale da emulare per trasformare altre risorse in vocazioni e valorizzare meglio, anche dal punto di vista economico, altre produzioni.