Cgil, Cisl e Uil presenteranno al Governo il dossier su rischi dell’accorpamento delle 23 Prefetture: “Provvedimento sbagliato: per i cittadini meno sicurezza, legalità e tutela contro criminalità ed emergenze”
Le federazioni di categoria di Cgil Cisl e Uil tornano a far sentire la protesta contro lo schema di decreto che taglierebbe 23 Prefetture sul territorio italiano. E lo faranno domani presentando alle ore 16 al sottosegretario agli Interni Giampiero Bocci, un dossier sui rischi di un “provvedimento sbagliato che non solo costituirà un vero e proprio arretramento dello stato dalla periferia, ma lascerà le comunità locali con meno tutele riguardo a sicurezza, legalità, criminalità ed emergenze”.
“Dietro l’apparente sforzo di snellimento degli apparati – avvertono i sindacati – sta il rischio che vengano cancellati o resi irrimediabilmente più difficili e più costosi, servizi concretissimi alla cittadinanza. In piena emergenza flussi migratori chi si occuperà di decidere sullo status di profugo o rifugiato, della concessione della cittadinanza o dei ricongiungimenti familiari? Chi provvederà ai primi soccorsi in caso di calamità, chi coordinerà istituzioni e protezione civile in caso di emergenza o chi predisporrà i piani contro gli incidenti industriali? E chi provvederà alla gestione delle comunicazioni antimafia, all’iscrizione alle white-list, ai porti d’armi? E ancora chi penserà a fornire aiuto alle vittime dell’usura, dell’estorsione, del terrorismo o dei reati mafiosi? Perché a questo si rinuncerebbe tagliando le Prefetture senza un piano di riorganizzazione capillare dei presidi di legalità e sicurezza”.
“Rispetto a questo nulla si prevede nel provvedimento, così come niente si dice dei quasi 1.330 dipendenti degli uffici territoriali del governo di Teramo, Chieti, Vibo Valentia, Benevento, Piacenza, Pordenone, Rieti, Savona, Sondrio, Lecco, Cremona, Lodi, Fermo, Isernia, Verbano-Cusio-Ossola, Biella, Oristano, Enna, Massa-Carrara, Prato, Rovigo, Asti e Belluno”.
“Ecco perché, sempre domani, saremo davanti al Ministero dell’Interno per sensibilizzare cittadini e lavoratori sui rischi di un’operazione al buio. “La riorganizzazione dei servizi sul territorio non si fa smantellando lo Stato, ma tagliando gli sprechi e valorizzando il personale che serve a garantire coesione sociale, integrazione e convivenza civile”.