Lo conosciamo tutti chi è Gheddafi, il dittatore libico che da anni tiene tenacemente in pugno lo scettro del potere. La sua figura di governante ha sempre fatto il paio con la mancanza di democrazia in quel paese.
Se è vero che non bisogna fare affari o stringere accordi con tiranni a capo delle nazioni, la coerenza imporrebbe per lo stesso motivo di interrompere all’istante lo scambio commerciale con la Cina – tra le ultime dittature comuniste feroci rimaste, oltre Cuba e la Corea del Nord che quanto a repressione non scherzano (si calcola che in quest’ultima muoiano di fame ogni anno circa 200.000 bambini) – con la quale facciamo tanti affari, e nella quale i nostri imprenditori hanno delocalizzato da anni la propria produzione.
Gli operai cinesi – si legge schiavi – producono con mano d’opera a basso costo la maggior parte degli oggetti di consumo che utilizziamo quotidianamente (computer, tessili, telefonia, batterie, componenti di mobilio che hanno resa famosa la catena di vendite svedese, e tanti di quegli oggetti che sarebbe noioso elencarli puntutamente). In Cina non esiste libertà di pensiero, se dici o scrivi qualcosa che va contro il regime, nella migliore delle ipotesi diventi un prigioniero politico da “rieducare” in veri e propri campi di concentramento moderni.
In questi ultimi anni, il regime cinese ha fatto una “campagna acquisti” spaventosa: la maggior parte delle miniere nelle quali si estraggono metalli come il rame o il litio (le batterie dei cellulari vi dicono qualcosa?) sono nelle loro mani, nelle nazioni centro-africane hanno comperato i più vasti giacimenti e riserve di petrolio del pianeta.
Questo per Voi ovviamente è tutto normale. Sarebbe stato scandaloso se lo avessero comperato quei cattivoni e imperialisti degli Stati Uniti. Gli esponenti di Sinistra e Libertà per amor di verità queste cose dovrebbero ricordarle, ma la falsa coscienza della realtà nega tutto ciò che mette in discussione l’ideologia di riferimento (comunismo).
Per lo stesso motivo non si dovrebbe fare il turista “fighetto” a Cuba, altra dittatura (sarà un caso che sono comuniste?) che tiene migliaia di persone in carcere solo perché hanno osato criticare il regime. Qui in Italia si sente ancora canticchiare allegramente “Viva la Revolution”!
Dovremmo evitare che imprenditori italiani vadano su quel territorio insanguinato a fare affari (settore alberghiero e dall’accoglienza più in generale) con un regime tirannico.
Non mi sembra però che se ne parli in quegli ambienti intellettuali radical-chic se non per elogiare quanto rimasto delle “macerie” comuniste di Fidel.
Noi italiani facciamo ottimi affari con regimi spietati come l’Iran, siamo tra i primi in Europa per quantità di scambi commerciali con quest’ultimo. Non vi scandalizza la cosa visto che qui si uccide e tortura chi la pensa diversamente dalla teocrazia dominante? Non mi sembra che si alzino voci di protesta in tal senso.
Ecco, quando si riconosceranno senza infingimenti le tragiche realtà di molte nazioni ancora assoggettate alla tirannia di qualche esaltato, allora potremo riflettere insieme sulle eventuali conseguenze dell’interessamento libico al nostro territorio.