La Scuola attendeva da tempo una riforma, ma quella che tra mille opposizioni è diventata Legge 107 è in realtà un ulteriore taglio punitivo all’istruzione statale, accompagnato da un notevole peggioramento delle condizioni di vita dei docenti, anche reatini, spesso già gravati da un precariato di lungo corso. Invece di riformare davvero, scorporando il discorso precari e plasmando invece il discorso sulla centralità dello studente, i promotori della riforma si sono solo riempiti la bocca di slogan, mai messi in pratica: “basta supplentite”, “largo alla meritocrazia”, “buona scuola”, “assunzione solo da concorso” e via dicendo. Purtroppo non solo è accaduto l’esatto contrario di quanto promesso, ma ora tutti i docenti e gli ATA si trovano in una condizione professionale e personale a dir poco problematica, come se la situazione lavorativa ed economica delle famiglie reatine non fosse già abbastanza pesante.
Nella città e nella provincia di Rieti sono previste all’incirca un totale di 200 assunzioni, ma queste in realtà non sono affatto frutto della stabilizzazione (“stabilizzazione” e non “assunzione”!) della riforma, ma seguono per la maggior parte il naturale turn-over dei pensionamenti e dei trasferimenti volontari. Sottolineo volontari perché finora un insegnante poteva spostarsi volontariamente in un’altra provincia, scegliendo tra un ventaglio di possibilità a seconda delle proprie esigenze personali e lavorative. Ora invece i docenti saranno sottoposti ad una mobilità forzata, verso destinazioni, prevalentemente nel Nord Italia, che non conosceranno fino all’ultimo minuto.
Ho assistito e sto ancora assistendo al totale disorientamento di fronte alle notizie spesso contraddittorie del ministero, alla preoccupazione di un trasferimento chissà dove e alla vera e propria disperazione di tante, troppe persone, e non parlo solo di quelle che mi scrivono privatamente o pubblicamente sui social network chiedendo consigli o sfogandosi, ma soprattutto di quelle che hanno affollato per tutta l’estate il sindacato SNALS di Rieti in cerca di certezze e risposte e che, in un lavoro ormai così fortemente femminilizzato, sono soprattutto donne e mamme. Ho parlato con amiche, conoscenti o semplici colleghe che hanno situazioni familiari pesantissime: genitori anziani o gravemente malati da accudire, famiglie numerose, figli molto piccoli o in situazioni di handicap, mutui da pagare, mariti in cassa integrazione o disoccupati (e con la crisi del nucleo industriale lo sappiamo bene)… Si tratta di reatini e non, che anni fa hanno dovuto scegliere di insegnare in una provincia ed hanno scommesso su Rieti, inseriti in una GAE, graduatoria ad esaurimento, in cui restare fino al progressivo assorbimento con la promessa dell’immissione in ruolo.
Ma poi come al solito la pessima politica che ha deciso la “cattiva scuola” ha cambiato le carte in tavola e li ha costretti a fare i conti con lo spettro di un trasferimento forzato che li obbliga a dover scegliere tra affetti e lavoro. Come si può pensare di sopravvivere quando lo stipendio medio di un insegnante si aggira intorno ai 1200-1300 euro con cui dover pagare affitto, bollette e viaggi a/r in una città del Nord, a cui si aggiungono le spese familiari, le bollette e il mutuo della casa lasciata a Rieti? Come può un ministro dell’Istruzione definire questo “un anno affascinante”?
Ma se i precari reatini piangono, quelli assunti non possono certo ridere. I pericoli della mobilità forzata indotti da questa legge incombono anche sui docenti di ruolo che, a causa di un non meglio identificato organico funzionale e della spada di Damocle delle deleghe in bianco, rischiano di tornare ad essere precari, soprattutto se in soprannumero. D’altra parte il comma 11 dell’art. 8 parla chiaro: “Il personale docente in esubero o soprannumerario nell’anno scolastico 2016/17 è assegnato a domanda a un ambito territoriale. La mobilità territoriale e professionale dei docenti opera tra gli ambiti territoriali”. Ciò significa che chi diventerà in esubero e non troverà posto in altre scuole di Rieti, sarà mandato forzatamente nella provincia d’Italia in cui ci sarà disponibilità di posti.
Per questi motivi la protesta del mondo della scuola non si ferma, anzi, è prevista a breve un’iniziativa intersindacale con cui si procederà ad impugnare davanti ad un giudice le parti incostituzionali della L. 107, congiuntamente con azioni coordinate e unitarie di tutto il comparto scuola, Dirigenti Scolastici, insegnanti, ATA, studenti e genitori, mirate a colpire, nella piena legittimità, i punti della riforma più gravi e più contestati: organi collegiali, ruoli e competenze del D.S., comitato di valutazione e relazioni sindacali.
Si prospetta un settembre reatino ancora più caldo dell’estate appena trascorsa.