Donna di Morro Reatino deportata dai tedeschi, trovato il luogo dove è sepolta

La notizia ci ha fatto immensamente piacere e conferma quanto, purtroppo, avevamo anticipato nella pubblicazione dell’ottobre 2014 “Racconti di Guerra” nelle librerie della città. Infatti la storia che ci aveva fornito l’amico Mauro Tamburini di Morro, rispetto a sue riflessioni che scaturivano da una foto di una sua zia ritrovata tra i cimeli di famiglia, e che lui appena ne ricordava la fisionomia, scomparsa al momento della ritirata dei tedeschi, ha permesso allo stesso di completare le notizie già da me avanzate nel libro. E cioè non solo che la zia fu una “deportata” dai nazisti, ma che un artigiano Veronese, con il quale siamo a contatto, appassionato di ricerca di italiani morti nei vari lager nazisti, ci ha fornito il luogo ed i dati relativi alla morte della bella ragazza che è sepolta nel “Cimitero militare italiano d’onore, ad Amburgo in Germania”.
Per un ricercatore storico ciò costituisce davvero una bella soddisfazione. Grazie Mauro e grazie signor Zamboni. ecco la riprova della corrispondenza che Tamburini ha avuto con il signor Zamboni ed a me inviata sul mio sito. Antonio Cipolloni.
Questa la corrispondenza con il “ricercatore” veronese
10 agosto 2015 dimenticatidistato
Egr. sig. Zamboni,
ho avuto l’opportunità di visitare il sito avendo una mia zia morta in Germania come deportata.
[…] Mi solleva quanto ho appreso dalle sue ricerche. Nel racconto è inserita una foto di mia zia che tutti chiamavano Iride e come tale si firma (forse Lilli era un nome ricevuto in Germania).[…] La ringrazio cordialmente e a sua disposizione per ogni eventuale collaborazione.
Mauro Tamburrini
Blasi Elisena Lilli, nata il 13 aprile 1919 a Morro Reatino (Rieti). Deceduta il 21 marzo 1945. Sepolta ad Amburgo / Hauptfriedhof Öjendorf / Cimitero militare italiano d’onore (Germania). Posizione tombale: riquadro 1 / fila W / tomba 25. Fonti: Ministero della Difesa.
Tratto da una ricostruzione di Mauro Tamburrini, nipote di Elisena (Iride) Blasi in “A. Cipolloni, “Ricordi di Guerra” – fatti di Morro – Morro 31 ottobre 2007″.
iride 2 (1)“(…) Accade che alcune vecchie storie di famiglia cadano nell’oblio per scarsa conoscenza, noncuranza o inerzia e che poi riemergono per un indizio, una foto, un documento: quasi una “magia”.
Dopo la morte di mia madre, di cui, ovvio, ben conoscevo la storia e le sofferenze che fu costretta a subire, mi trovai ad aprire “una scatola di ricordi”;
fra vecchi documenti e vecchie foto, mi colpì una “foto tessera”, un po’ ingiallita dal tempo, con impresso un bellissimo volto di donna sopra con un sorriso che ogni qualvolta lo guardo, mi trasfonde una infinita dolcezza unita ad una, altrettanto, infinita tristezza.
Ho una cugina con omonimo cognome e nome alla quale non avevo mai chiesto perché le avessero imposto il nome di Iride, né avevamo avuto modo di parlarne; ora il segreto non era più tale.
Quando le dissi che avevo trovato una vecchia foto con l’omonimia del suo nome e cognome, le brillarono gli occhi e quasi s’inumidirono di pianto e notai, nell’emozione che l’aveva pervasa, un’impercettibile brivido del suo corpo.
Orgogliosa del suo nome, mi confidò con grande emozione che il nome “Iride” le era stato dal padre in memoria di una sua sorella morta per motivi bellici.
Al tempo dei tragici accadimenti di Morro Reatino nella primavera del 1944, avevo appena cinque anni e, pur conservando la visione di alcuni efferati episodi che marchiarono, anche per il futuro, la vita di questa comunità, l’unica immagine che vorrei far rinascere nella mia puerile ma fervida memoria, è proprio l’immagine della donna della foto: mia zia!
Iride abitava in una frazione e prestava servizio nell’Ufficio Postale sito nel centro storico. Fra le sue competenze vi era anche la trasmissione dati, tramite “alfabeto Morse”.
Della presenza di Iride in quell’Ufficio, mi ha dato conferma il sig. Sergio, allora dodicenne, la cui casa era dirimpettaia all’Ufficio stesso e che di Iride conservava, caramente, il ricordo.
Dalla ritirata dell’esercito tedesco, di iride nulla più si seppe. Varie le ipotesi ed i si dice. Ma, la verità? Costretta a seguire l’esercito nemico in ritirata per le sue conoscenze professionali? Scudo umano contro gli attacchi dei “partigiani”, che operavano in questa zona, fra i quali era annoverato uno dei suoi fratelli? Sua libera scelta di seguire un esercito allo sbando ed in frettolosa ritirata? Si vociferò, perfino, che fosse stata uccisa dagli stessi tedeschi, nei pressi di Bolzano.
Forzando tutti i cassetti della mia memoria, nulla di lei mi sovviene. Io bambino, con tante tristi visioni accumulate, non ne conservo nessuna bella che a lei mi legasse? Neanche un flash di un suo abbraccio, di una sua carezza, di un suo bacio, che ogni bambino mai dimentica? Non posso e non voglio crederlo. O la guerra lascia nei bambini solo immagini tragiche?
Ora, tutte le persone più grandi e capaci di sicure testimonianze, non sono più udibili. A chi chiedere? Dove cercare? Oltre al ricordo rievocatomi dal sig. Sergio, null’altro.
Tuttavia, mi restavano due possibilità: l’una, individuare alcune persone allora vicine di casa, essendo i nuclei abitativi di questo paese isolati e distanti fra loro; l’altra, cercare nell’archivio comunale.
Ne parlai con la signora Nazarena che, gentilmente, mi partecipò di un episodio personale legato alla sua tenera età, ai suoi sogni di bambina: la cerimonia della Cresima o della Prima Comunione.
Ed infatti, ad Iride, già in età maggiore, la madre di Nazarena aveva chiesto di fare da “Madrina” alla figlia. La vicinanza delle rispettive abitazioni e l’amicizia fra Iride e Guido, fratello maggiore di nazarena, coetanei e compagni di giochi fin dalla tenera età, mi avevano fornito un altro episodio certo della presenza e personalità di Iride.
Ora dovevo spulciare nell’archivio comunale dove speravo di trovare riferimenti inoppugnabili. Purtroppo, nessun atto mi conduceva a Blasi Iride.
Tale, infatti, era il nome con il quale tutti la chiamavano e ricordano ancora oggi. Lei stessa aveva, così, firmato la sua foto. Tragica storia di una solare, bellissima, ma sventurata ragazza.
Poi, il mio sguardo si pose su un atto di nascita dell’anno 1919 a nome di Blasi Elisena i cui genitori erano gli stessi dei fratelli e sorella di Iride.
Pessima e deleteria usanza di assegnare ad una persona un nome ed attribuirne, vulgo, altro; così avvenne anche a mia madre: da Tecla a Maria.
Trovato l’atto di nascita, dovevo correlarmi, senza indugio, a qualche altro documento. Purtroppo, lo trovai nel registro di morte dell’anno 1950.
Da un documento Ministeriale estrapolai la trascrizione di un atto di morte che recitava tra l’altro:”… il giorno 21 del mese di marzo dell’anno millenovecentoquaratacinque è deceduta in Germania Essen in Krankechause Huyssens Stiftung [ndr: Krankenhaus Huyssens-Stiftung – Ospedale Fondazione Huyssen] alle ore 22.30 in età di anni venticinque Blasi Elisena appartenente (sic) non militare nata il 13 aprile 1919 a Morro Reatino (Rieti), residente in Via Alvano 156. La suddetta Blasi Elisena è morta … in deportazione. F.to I Membri della Commissione Ministeriale …” (…)”.
Lo scritto di Mauro Tamburrini si conclude con ulteriori pensieri verso la sua parente vittima, anch’essa, di un terribile uragano bellico che sconvolse le popolazioni di mezzo mondo:
” (…) 21 marzo, primo giorno di primavera. La natura si desta e la vita riprende vigore.
Sono certo che anche tu sei rinata a nuova vita, come la nostra cultura ci conforta, e come il tuo sorriso faceva risplendere il tuo bellissimo volto, la tua anima dà luce e fa risplendere una stella, e ti domando: “Dimmi, dove sei?”
Spero che un giorno tu stessa mi indicherai e mi porterai in quel punto così lontano e luminoso.
Ed allora, rispecchiandomi nel tuo solare volto, ti chiederò quella carezza, quel bacio, quel tenero abbraccio che non ricordo, ma che sono, certissimo, non mi facesti mancare da bambino. Mauro Tamburrini (…)”.
Il racconto di Mauro Tamburrini fu pubblicato nel libro da Antonio Cipolloni: “Racconti di Guerra” alle pagg.99/102, in vendita nelle librerie di Rieti dall’ottobre 2014.
Antonio Cipolloni.