LA DIOCESI DI RIETI SUL RESTAURO DELLA CHIESA DI SANTA VITTORIA A MONTELEONE SABINO

Particolare (leone) prima e dopo il restauro

In relazione ad alcuni articoli apparsi sulla stampa locale nei giorni scorsi, riguardanti i restauri eseguiti nel 2006 nella Chiesa medievale di Santa Vittoria in Monteleone Sabino, la Diocesi di Rieti informa i cittadini e i mezzi di comunicazione che intende chiedere al Prof. Tersilio Leggio ulteriori elementi di conoscenza sui quali basa le sue gravi affermazioni concernenti il restauro e le ragioni di affrontare tale argomento a distanza di diversi anni dal compimento dell’opera di restauro.

Anzitutto si chiede se abbia compiuto un sopralluogo e a quale livello di approfondimento tecnico e se le sue affermazioni si fondano su conoscenze scientifiche della materia, acquisite, per esempio, sul campo o mediante conseguimento di titoli accademici.

I lavori in parola sono stati affidati a personale accreditato presso il Ministero dei Beni Culturali con esperienza più che decennale, a maestranze laureate in Storia dell’Arte e diplomate all’Istituto Centrale per la Conservazione e il Restauro di Roma, l’ente massimo in questo campo.

I lavori sono stati seguiti da funzionari della Soprintendenza del Ministero dei Beni Culturali, che hanno dato di volta in volta indicazioni, pareri e precisi orientamenti.

Il campanile della Chiesa e la facciata hanno una colorazione diversa perché costruiti in epoche diverse e perché realizzati con pietre diverse. La prova del fatto che la ripulitura è stata “leggera” si ha osservando la diversa coloritura delle pietre, ora più chiare, ora più scure, la cosiddetta “patina del tempo”.

La gravità delle affermazioni del Commissario dell’Azienda di Promozione Turistica di Rieti, che definisce “vandalico e folle” il restauro è di tutta evidenza.

L’affermazione che definisce “contenti, ma pur sempre ignoranti” coloro che hanno apprezzato positivamente il restauro pone il Prof. Leggio in una posizione di tale preminenza rispetto ad altri esperti, non solo rispetto alla gente comune, che si rivela offensiva, presuntuosa e apodittica, non lasciando spazio a posizioni divergenti che pur vi possono essere in questo campo.

Si ritiene gratuita e grave l’affermazione contenuta negli articoli secondo la quale “la drastica ripulitura ha praticamente azzerato…una serie di fregi di pregio”; in proposito era stato richiesto di pubblicare le foto del fregio rappresentante un leone, prima e dopo il restauro, così che ognuno potesse farsi un’idea dell’intervento, indipendentemente da giudizi e valutazioni altrui, ma ciò non è stato accolto, così alleghiamo a tale comunicato le due foto per consentire ogni personale valutazione.

Le responsabilità che vengono coinvolte, a questo punto, non sono solo quelle diocesane e quelle  delle maestranze che hanno realizzato il restauro, ma anche quelle della Soprintendenza, di fronte alle quali il Prof. Leggio dovrà chiarire la sua posizione. I restauri che ha promosso e realizzato la Diocesi di Rieti in questi anni sono stati oculati, seguiti da personale altamente competente e qualificato, con tempi che effettivamente non sono quelli “biblici” di alcuni Enti.

Lo spreco di denari pubblici di cui ha parlato il Prof. Leggio va individuato in altri settori, non certo nell’uso per i beni culturali e per l’incremento del turismo che ne fa la Diocesi di Rieti, visto che non sarebbero possibili molti lavori con i soli soldi pubblici, senza un cospicuo intervento economico di privati e della stessa Amministrazione Diocesana, che svolge anche un’importante funzione tecnica, per il disbrigo delle pratiche e di tutte le attività connesse e collaterali.