Un ulteriore esempio di democrazia irrazionale. Non altrimenti si può definire l’ipotesi di soppressione di circa dieci province legate dal criterio della popolazione non superiore ai 220.000 abitanti.
Ritengo che il tutto si risolverà in una bolla di sapone in quanto si violerebbero principi costituzionali, ma desta comunque preoccupazione l’improvvisazione con la quale vengono affrontati problemi di estrema delicatezza quali quelli del riordino dell’architettura istituzionale.
Il tema dell’abolizione delle Province e’ pure oggetto di dibattito da qualche anno con motivazioni differenziate e probabilmente non condivisibili, ma la sua legittimità gli può derivare solo da un dibattito alto e approfondito e non soltanto da un colpo di mano di qualche “geniaccio” della compagine governativa.
Occorre essere preoccupati per l’articolazione del (non)dibattito in seno alla maggioranza che oggi colpisce l’ente provincia e domani chissà cosa, in un paese che avrebbe invece bisogno di “serrare le fila” in un un momento di grande difficoltà nel quale, ad. Esempio, non siamo certi che alle prossime scadenze l’imponente debito pubblico, dopo il caso Grecia, sarà nuovamente sottoscritto o magari lo sarà ma a tassi ben più onerosi.
Ritengo, altresì, che le riflessioni intorno all’utilità di un Ente non possano prescindere dalla sua capacità di esprimere progettualità al servizio del territorio e svolgere funzioni di ricucitura dove la frammentazione istituzionale a causa di fattori orografici e infrastrutturali è più forte. In questo senso credo che la Provincia di Rieti svolga perfettamente questo ruolo, anche supplendo a carenze o disattenzioni di altre entità, e strumenti quali il Distretto della Montagna, il Parco Scientifico e Tecnologico, ancorchè non pienamente operativi, parlano chiaro.
Dobbiamo comunque sottolineare che l’argomento che ci impegna conferma che oggi la politica dimostra di fare l’opposto di quanto dovrebbe, ossia svolgere un ruolo di riequilibrio e compensazione tra territori, invece, da una parte non si occupa assolutamente di avviare il riordino degli assetti istituzionali nelle c.d. Aree Metropolitane, dove scaturirebbero viste le dimensioni territoriali e demografiche anche significativi recuperi di risorse, dall’altra si propone di eliminare le Province più piccole, e quindi meno onerose, ma soprattutto prive di una forte tutela politica!
L’ulteriore motivo di amarezza che evidenzia l’incapacità della compagine di governo di sapere ciò che fa la mano destra e cosa la mano sinistra , sta nel fatto che la materia è oggetto di discussione attuale nella sede parlamentare attraverso il disegno di legge 3118 nel quale si propone la definizione della Carta delle Autonomie che, per quanto ci sembri un restyling senza innovazione della 267/2000, rappresenta comunque un momento di dibattito su un tema di fondamentale importanza.
Voglio ancora sottolineare che, in aggiunta alle ragioni più sopra ricordate, l’inserimento della Provincia di Rieti tra le “terribili dieci” ha sicuramente qualche “suggeritore” o quanto meno “tifoso”, non troppo lontano dai confini provinciali, poiché laddove l’ipotesi formulata si trasformasse in realtà, verrebbe meno una fastidiosa controparte rispetto all’annosa questione, ancora in discussione nelle corti amministrative, del rinnovo della concessione per lo sfruttamento delle sorgenti Peschiera-Capore.