CINGHIALI, L'AIC RIETI CHIEDE IL CONTROLLO NUMERICO DELLA SPECIE

Cinghiale

L’Associazione Italiana Coltivatori di Rieti, considerato che l’attuale andamento delle denunce di danno da cinghiale alle colture fa prevedere il nuovo raggiungimento di un tetto insostenibile sia per il comparto agricolo che per l’intera società civile, prende atto dell’operato del vice presidente con delega all’Assessorato all’Agricoltura della Provincia di Rieti e dell’iniziativa del presidente dell’ATC RI2 Gianfranco Gianni, rafforzando l’urgenza di attivare, realmente e senza indugi, l’agognato controllo numerico della specie.

L’Aic Rieti auspica che, mediante l’analisi delle denunce correnti ed il raffronto con quelle degli anni passati, vengano rapidamente identificate le aree a "rischio" di danno ove si proceda, immediatamente, nell’attivare le procedure di controllo selettivo.

"L’attività di contenimento della specie ha senso solo e soltanto se è tempestiva – spiega l’Aic Rieti – attuata con sistemi efficaci e oggettivamente valutabile ex post (ovverosia attraverso il raggiungimento degli obiettivi prefissati e l’effettiva riduzione dei danni). Il tempo stringe e non c’è più tempo per avanzare e sostenere congetture, seppur stimolanti e avvincenti".

A sostenere la chiara posizione dell’Associazione ci sono le continue lamentele degli agricoltori che proprio in questo periodo si accingono a svolgere pratiche agricole come la semina del mais, e le tristi esperienze passate dimostrano che già da questa fase il danno da cinghiale si fa sentire. Incidendo spesso in modo sensibile sulle tasche di chi vive del lavoro della terra.

E coloro che si salvano dai danni alla semina, li subiscono, non certo di minore entità, nelle successive fasi fenologiche. Quando il mais cresce crea le condizioni ottimali affinché i cinghiali stazionino e si alimentino all’interno di singoli appezzamenti, creando danni di non poco conto.

"Nessuno vuole nascondere la testa sotto la sabbia per non vedere lacci e lacciuoli derivanti da norme e regolamenti vigenti in materia – continua – Fingendo di non sapere che diversi Istituti presenti nel territorio sono fisicamente adiacenti ma soggetti a norme completamente diverse, nello spirito e nelle finalità. Ma non bisogna neanche fingere di non sapere che gli animali non tengono conto dei confini tracciati dall’uomo e che, spesso, hanno acquisito sufficiente esperienza per sfruttare a loro vantaggio le diversità normative. Non inventiamo nulla se diciamo che non appena si apre la caccia il cinghiale ripara in massa nelle aree protette, per riprendere le sue sortite soltanto in epoche più tranquille. Aree protette, Provincia e  ATC sono enti diversi ma non appartengono a mondi separati. Ognuno deve fare la sua parte per il perseguimento dell’obiettivo comune. Recitare la propria parte non vuol dire nascondersi dietro normative e competenze, ma farsi parte attiva per rimuoverli ove ci siano. Oppure c’è qualcuno a cui sta bene lo status quo?

Se c’è, è bene che venga allo scoperto e se ne assuma palesemente tutte le responsabilità. Non è una novità sottolineare, ancora una volta, che chi vive del lavoro della terra è costretto ormai da anni a subire danni che intaccano lavoro e reddito e, ancor peggio, che le previste rifusioni più che rappresentare una realtà sono ormai diventate, nei tempi e nei modi, pura leggenda. C’è qualcuno, forse, che ambisce a far montare il conflitto sociale? Noi no.

Lo dichiariamo apertamente e per tempo. Noi non legiferiamo né decidiamo, noi siamo propositivi. Ed è proprio nella linea della propositività che, proseguendo il lavoro iniziato due mesi fa promuovendo un convegno sugli aspetti tecnico-scientifici e la corretta gestione del cinghiale in provincia di Rieti, organizzeremo a breve un nuovo incontro tecnico-operativo volto a focalizzare le urgenti azioni da intraprendere per contenere al minimo i danni che, inesorabilmente, si registreranno anche in questa stagione. Tutto ciò nella consapevolezza e nel pieno rispetto del ruolo istituzionale dell’Amministrazione Provinciale reatina".