Una signora con patologie cardiovascolari si è recata a settembre 2014 all’Asl di Rieti per richiedere una visita specialistica. Allo sportello le hanno risposto che la prima data utile era il 31 marzo 2015, dopo sei mesi. Un’enormità.
La donna, che non aveva i soldi per andare privatamente in uno dei tanti studi che affollano la nostra città, ha atteso pazientemente la fine di marzo e puntuale alle 8 del mattino si è recata in ospedale. Lì l’amara scoperta: “Signora lei non figura tra i pazienti in lista per oggi”. Com’è possibile si è chiesta la donna? Dopo ore di verifiche, si è scoperto che si era cercato di contattare la donna a fine gennaio per anticipare la visita, peccato però che la telefonata era sta fatta a un numero inesistente!
Alla fine medici e infermieri di turno, animati da tanta buona volontà, sono riusciti ugualmente a far visitare la donna trasferendola presso la asl in viale matteucci, pur rimanendo la signora,visibilmente scossa per l’accaduto dell’intera situazione che ha reso evidente una serie di lacune della nostra sanità.
“Come si fa a far aspettare una cardiopatica sei mesi per fare un ecocardiogramma e visita specialistica? – si chiede Paolucci dell’Uil – e poi i soliti problemi con una mancanza di personale dove si creano disagi come quello della signora, uscita dall’asl dopo le quattordici”.
“Innanzitutto noi ce la prendiamo con le assurde liste d’attesa – osserva Alberto Paolucci, segretario confederale della UIL – e la colpa non è dei poveri Cristi infermieri e medici ma del management. I vari direttori responsabili sono vittime di una Regione “matrigna” della nostra provincia. Qui vanno fatte nuove assunzioni, vanno acquistati nuovi macchinari per la prevenzione, va difeso l’Ospedale S.Camillo dè Lellis”.
A Rieti per combattere i disservizi bisogna difendere il sistema sanitario reatino anche contro la politica di Zingaretti che ha nominato il management”.