La sentenza della Corte di Giustizia Europea del 26 novembre ha sancito che la normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della Scuola Statale è contraria al diritto dell’Unione.
Questo significa che al popolo dei precari che affolla le graduatorie di tutte le Provincie italiane è stato riconosciuto il diritto alla stabilizzazione del posto di lavoro. Da qui l’annuncio del Governo Renzi di un piano per le immissioni in ruolo di 150.000 precari.
Noi della FLC CGIL chiediamo da anni la stabilizzazione dei precari della Scuola, abbiamo anche dimostrato, conti alla mano, che un insegnante precario costa all’erario più di un insegnante di ruolo di anzianità equivalente.
Domani, venerdì 27 febbraio, il Consiglio dei Ministri avrebbe dovuto promulgare il Decreto su “La Buona Scuola” che avrebbe dovuto contenere anche le norme per attuare queste immissioni in ruolo, ma l’emissione del Decreto è stata rinviata al 3 marzo, segno evidente della difficoltà di affrontare materie contrattuali e di riforma della scuola con la forma del decreto legge. A nostro avviso serve un confronto di merito attraverso il coinvolgimento (vero) delle scuole, delle forze sociali e del parlamento.
Ieri, il Ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, durante un’audizione in Senato sugli esiti della consultazione pubblica la “Buona Scuola”, ha fatto alcune affermazioni, riportate dalle agenzie di stampa, che hanno destato in noi qualche preoccupazione.
Il Ministro ha annunciato che verrà fatta una mappatura precisa del fabbisogno degli istituti e degli studenti tenendo conto delle differenze territoriali. Considerando che i fabbisogni non sono uguali in tutta Italia – ha proseguito il Ministro – e le cattedre scoperte non sono distribuite uniformemente su tutto il territorio nazionale, nell’assegnare i docenti alle scuole, ma anche a reti di scuole, si terrà conto delle differenze territoriali e di alcune esigenze specifiche. Un obiettivo fondamentale del decreto – ha concluso il Ministro – è quello di combattere la dispersione scolastica.
La prima cosa che ci è venuta in mente è che in Provincia di Rieti, fra tante sciagure, non abbiamo, per fortuna, un tasso di dispersione scolastica confrontabile con quello di altre aree del Paese. Essendo rimasto molto poco su cui lucrare, non abbiamo zone a rischio d’infiltrazione mafiosa o malavitosa e le nostre Scuole, disperse su un territorio vasto e in prevalenza montuoso, contano un numero limitato di alunni.
Non vorremmo che dalle affermazioni rese al Senato dal Ministro Giannini potesse discendere la “logica” conseguenza che i numeri delle immissioni in ruolo dei precari nella nostra Provincia possano risultare inferiori a quelli che verranno attribuiti in altre realtà.
A nostro parere, se si vuole cogliere l’occasione di queste immissioni in ruolo per migliorare l’offerta formativa delle Scuole e venire incontro alle esigenze degli alunni, delle famiglie e dei territori, tra gli obiettivi del Decreto dovrebbe esserci anche quello di fare una parziale marcia indietro rispetto agli scempi operati dai successivi “dimensionamenti” scolastici, che hanno portato in pochi anni a ridurre da 39 a 29 le istituzioni scolastiche della Provincia di Rieti e a chiudere un numero non facilmente quantificabile di plessi scolastici.
Il Ministro ci ha lasciati perplessi anche quando ha affermato che “Il piano di assunzione docenti che stiamo ultimando non manderà in classe docenti formati tanti anni fa e che non hanno insegnato strutturalmente negli ultimi anni”.
Cosa significa? La “riforma” Gelmini-Brunetta ha tagliato complessivamente 120.000 posti di lavoro nella Scuola in tre anni. Tutti i docenti precari che hanno insegnato per anni e poi sono stati esclusi dagli incarichi annuali per effetto di questa “riforma” li rottamiamo?
Ricordiamo che anche questi docenti, se hanno maturato 36 mesi d’insegnamento, ai sensi della sentenza della Corte di Giustizia Europea del 26 novembre, hanno maturato il diritto alla stabilizzazione del rapporto di lavoro e la FLC CGIL, per mezzo del suo Ufficio Legale, sta già organizzando i ricorsi individuali da presentare laddove, l’emanando Decreto per le immissioni in ruolo, dovesse seguire una logica in contrasto con la sentenza della Corte Europea.