"Restiamo senza parole di fronte all’ennesima prova di immobilismo ed inefficienza dei vertici della pallacanestro italiana. La mancanza di risposte sulle modifiche regolamentari relative alla definizione della classifica avulsa dopo la fase ad orologio penalizza tutto il movimento cestistico dei dilettanti".
Non nasconde la propria amarezza Marzio Leoncini, presidente del Rieti Basket Club (B dilettanti girone C), nel commentare la grottesca situazione nella quale la sua squadra si trova a meno di 48 ore dalla sfida-promozione con Anagni.
Domenica inizia la fase ad orologio, appendice di regular season del campionato, al termine della quale sarà stilata la classifica definitiva che designerà la squadra promossa direttamente in A dilettanti e il lotto delle partecipanti ai play off. L’art. 113 comma 1 del regolamento sportivo prevedeva che, in caso di arrivo in parità, la precedenza in classifica sarebbe stata data in base ai risultati negli scontri diretti. Un articolo modificato lo scorso 9 marzo dal settore agonistico della lega dilettanti, senza che la cosa fosse discussa in un consiglio federale.
Una decisione che discrimina fortemente il Rieti Basket Club che, anche in caso di vittoria ad Anagni con conquista del primo posto, potrebbe vedersi negata la possibilità di promozione diretta proprio perché non verrebbe riconosciuto l’eventuale 2-1 negli scontri diretti (finora le due squadre sono 1-1 con differenza canestri per Anagni).
"La nostra protesta – chiarisce Leoncini – non è certo contro i nostri avversari. Quello che non possiamo accettare è che ci sia stata un’interpretazione fatta d’ufficio su regole chiare stabilite a inizio stagione. La lega dilettanti e la federazione, ancora una volta, non si dimostrano all’altezza della situazione. Allo stato attuale noi non sappiamo per quale obiettivo scenderemo in campo: caccia alla promozione diretta? Ricerca di un posto “privilegiato” nella griglia dei play off? Com’è possibile questo? E, ancora più grave, è il fatto che nel secondo sport nazionale si consenta di cambiare le regole a campionati in corsa e non a giochi fermi.
Ci eravamo illusi che i cambi ai vertici della federazioni avrebbero portato una ventata di aria nuova. L’avvento di personaggi come Dino Meneghin o Gaetano Laguardia avrebbe dovuto rappresentare una garanzia. L’impressione, invece, è che il Governo della pallacanestro italiana non sia affidato a sapienti tecnici che valutano con attenzione ogni mossa, ma ad un gruppo che ricorda tanto i classici “quattro amici al bar”. La programmazione della rinascita della pallacanestro italiana ha lasciato spazio all’improvvisazione e all’approssimazione".
Il problema della composizione della classifica avulsa era stato già affrontato in occasione delle finali di Coppa Italia a Foligno. Leoncini, così come i vertici di altre società che si trovano nelle stesse condizioni, avevano posto il problema anche al presidente delle lega dilettante Drocchi. Da parte della governance del basket dilettantistico c’erano state ampie rassicurazioni per una pronta risposta.
"Tutte le promesse fatte a Foligno – dice Leoncini – sono state disattese, nonostante lo stesso Laguardia, almeno a parole, ci avesse dato ragione. Ci era stata promessa una risposta entro martedì scorso e invece non è arrivato nulla. Dai palazzi del potere ci hanno rimbalzato di continuo nel più classico e fastidioso degli “scaricabarile” all’italiana, nascondendosi dietro una presunta riunione della corte federale della quale non si è avuta notizia. Un modo come un altro per tenere calme le acque e prendere tempo. La nostra città porta ancora i segni delle ferite delle scellerate scelte operate in estate. L’operazione trasferimento del titolo di serie A fuori da ogni regola ha infangato il buon nome della pallacanestro italiana, con una pessima figura che ogni domenica ci viene ricordata.
Speravamo si trattasse di un caso isolato, ma quanto sta accadendo è la dimostrazione che ai piani alti della pallacanestro italiana regna solo il caso. Siamo partiti in quest’avventura per riportare il grande basket in città pieni di entusiasmo. Abbiamo accettato tutto ciò che è successo, abbiamo subito i torti di un regolamento che non ci ha consentito di far fronte agli infortuni che hanno decimato la nostra squadra. Siamo andati avanti nella convinzione che esista una giustizia che rende sempre ciò che viene tolto.
Ma ad un cambio di regole in corsa non eravamo abituati. Le regole sono alla base della civiltà e della democrazia. A tutti i livelli e in tutti gli ambiti. Promuoviamo lo sport tra i giovani come strumento di educazione. Mi chiedo: che messaggio diamo in questo modo ai nostri ragazzi? E come gratifichiamo tutti quei presidenti che, tra mille sacrifici, continuano a garantire l’esistenza del basket? La nostra filosofia è basata sulla correttezza e sul rispetto. Sempre e in ogni ambito. Il mondo della pallacanestro così com’è oggi non ci piace e in esso non ci ritroviamo"
L’ultimo richiamo del presidente Mazio Leoncini è al presidente del Coni Gianni Petrucci.
"E’ a lui che mi appello affinché intervenga direttamente. L’unica via d’uscita è un commissariamento della pallacanestro italiana. Un mondo che lui conosce bene e che, quando ha diretto, ha vissuto momenti di gloria. Oggi il basket italiano sta toccando il suo punto più basso, fuori dalle grandi competizioni e snobbato dai grandi media. Abbiamo toccato il fondo. O si risale oppure, se non si cambia, si rischia di continuare a scavare".