Martedì 2 dicembre, alle ore 8.00 presso l’IIS “Aldo Moro” di Passo Corese e alle ore 11.00 presso l’ITIS “Celestino Rosatelli” di Rieti, Mimmo Pantaleo, Segretario Generale Nazionale della FLC CGIL (Federazione dei Lavoratori della Conoscenza) parteciperà a due distinte assemblee del Personale della Scuola della nostra Provincia.
Queste assemblee sono state indette in un momento particolarmente critico e, non a caso, all’OdG è prevista la discussione dei motivi alla base dello Sciopero Generale indetto da CGIL e UIL per il 12 dicembre.
Perché i Lavoratori della Scuola partecipano allo Sciopero Generale del 12 dicembre?
Le norme finanziarie contenute nella Legge di stabilità, hanno come obiettivo quello di assicurare il pareggio di bilancio per i prossimi anni pur aumentando il deficit.
Si tratta di una manovra dal classico sapore elettorale: tagli delle tasse, incentivi alle imprese, taglio della spesa pubblica e nessun investimento dello Stato nei settori strategici. Una ricetta di cui è già sperimentato il fallimento. L’opposto di ciò che servirebbe al paese.
Le manifestazioni del 25 ottobre e dell’8 novembre scorsi hanno evidenziato come il lavoro e il suo valore debbano tornare ad essere centrali per dare risposte alla domanda di cambiamento che emerge dal Paese.
Senza il radicale cambiamento delle politiche economiche e sociali del Governo non si potranno rinnovare i contratti pubblici e non ci sarà una vera riforma delle pubbliche amministrazioni. Il decreto e il disegno di legge delega sulla pubblica amministrazione mortificano il lavoro pubblico e intendono rilegificare i rapporti di lavoro.
La cancellazione di fatto del contratto nazionale, la forte limitazione della contrattazione nei luoghi di lavoro, insieme al blocco degli scatti di anzianità nella scuola, nell’università, nella ricerca e nell’AFAM, sono gli strumenti con i quali si intende programmare nei settori pubblici il taglio dei salari nei prossimi anni.
Il piano scuola proposto dal Governo Renzi, inoltre, non tiene conto della condizione emergenziale in cui versa il sistema scolastico determinata dai provvedimenti di mero taglio che si sono susseguiti in questi anni e della valenza dirompente e drammatica che i suddetti tagli hanno assunto nella nostra Provincia, dal momento che hanno posto a rischio l’esistenza stessa dei soggetti che producono ed erogano istituzionalmente conoscenza.
I provvedimenti attuativi infatti hanno prodotto gravi menomazioni ai capisaldi irrinunciabili dell’organizzazione del servizio scolastico: il tempo scolastico, la relazione educativa, i servizi amministrativi e ausiliari, minacciando così l’esercizio effettivo del diritto all’istruzione sancito dalla Costituzione.
Il piano scuola proposto dal Governo Renzi, non solo non risolve i problemi reali della scuola pubblica, ma intende:
• scardinare i principi della democrazia scolastica fondata sul pluralismo e sulla libertà d’insegnamento, ponendo il personale in un rapporto di sudditanza;
• favorire l’ingresso dei privati nella scuola e, a vantaggio delle logiche del mercato, radicalizzare la sperequazione tra indirizzi, territori e destinatari, minare l’unitarietà del sistema scolastico statale e scardinare il concetto di scuola come luogo di produzione di un sapere disinteressato;
• introdurre un sistema competitivo basato sul “merito” che, con la competizione di un insegnante contro l’altro nella corsa ai crediti e alla progressione stipendiale, si tradurrà in una rivalità permanente fra colleghi/e e in una gerarchizzazione del corpo docenti contraria allo spirito di collegialità, condivisione e cooperazione su cui si fonda la vita scolastica;
• potenziare un sistema di valutazione che genera un sapere standardizzato e impoverito e un abbassamento della qualità dell’istruzione;
• equiparare la scuola pubblica alla scuola privata che, in nome di un distorto concetto di pluralismo, contravviene ad un chiaro dettame costituzionale ed al principio di uguaglianza a cui la scuola statale si ispira.
Risulta inoltre inaccettabile:
• l’uso strumentale e propagandistico del piano di assunzione dei precari, ai quali viene doverosamente riconosciuto esclusivamente un diritto maturato negli anni dal lavoro svolto nella scuola, diritto alla stabilizzazione peraltro già previsto dalla legge finanziaria del 2007 e imposto da una sentenza della Corte di Giustizia Europea.
• l’assenza nel documento di governo di un qualsiasi riferimento al personale ATA, agli studenti e alle studentesse e alle loro famiglie come componenti integranti, attivi e partecipi della vita scolastica.
• l’assenza dell’elevazione dell’obbligo scolastico a 18 anni;
• l’assenza di interventi sulla formazione per tutto l’arco della vita.
Riteniamo invece che per riqualificare l’istruzione pubblica statale, occorrano risorse economiche aggiuntive che portino la spesa dell’Italia per istruzione, formazione e ricerca ai livelli della media europea, ossia al 6% del PIL, investendo prioritariamente sulla formazione e lo sviluppo professionale dell’insegnante e sul riconoscimento della qualità didattica raggiunta mediante le esperienze di innovazione introdotte negli istituti.
Contestualmente giudichiamo di straordinaria gravità la dichiarazione contenuta nel piano di governo di impossibilità da parte dello Stato di garantire i finanziamenti adeguati alla scuola pubblica statale. Tale dichiarazione si pone, infatti, in netto contrasto con il mandato istituzionale che la Costituzione assegna alla scuola della Repubblica.
Particolarmente preoccupante appare il metodo contraffatto di consultazione diretta, plateale e pleonastica ma che, invece, mal cela di fatto, un attacco al ruolo del sindacato e alla Costituzione che ne riconosce le prerogative.
Al MIUR e agli organi di stampa sono arrivate centinaia di mozioni e delibere di collegi dei docenti e di assemblee studentesche e dei genitori. Nessuna (NESSUNA) a favore del piano Renzi. Si tratta del frutto dell’analisi e dell’elaborazione, spesso straordinariamente accurata, attraverso la quale molte scuole hanno detto no, talune con documenti all’unanimità, al più grave attacco sferrato alla Scuola della Costituzione Italiana. Persino l’istituto della First Lady ha pubblicato il proprio dissenso al piano “La Buona Scuola”.
La FLC e la Camera del Lavoro Territoriale CGIL di Rieti invitano TUTTI a partecipare e a dare il loro contributo alle assemblee con il Segretario Generale Nazionale Mimmo Pantaleo, che si terranno martedì 2 dicembre, alle ore 8.00 presso l’IIS “Aldo Moro” di Passo Corese e alle ore 11.00 presso l’ITIS “Celestino Rosatelli” di Rieti.