Quella che si sta vivendo è una delle stagioni più critiche per la sanità della nostra provincia.
Dalla preannunciata e probabile chiusura degli ospedali di Amatrice e Magliano, immolati alla causa del piano di rientro della Regione Lazio che tanto ha promesso e niente ha dato ai cittadini reatini (ricordate lo sbandierato accreditamento pre-elettorale delle rsa?), alle numerose criticità del nosocomio del capoluogo.
Il pronto soccorso del De’ Lellis è, infatti, sempre più al collasso con la sola presenza, ormai quasi strutturale, di soli due dei tre medici previsti in servizio. A ciò si aggiungono i gravi disservizi del laboratorio analisi e del Cup causati da carenze di personale e dal blocco del sistema informatico aziendale, l’agonia irreversibile del reparto di Ortopedia, le liste di attesa (il cui abbattimento era una delle priorità dell’attuale direzione generale) che si allungano spaventosamente a più di 5 mesi come accade, ad esempio, per l’ambulatorio di Neurologia, la massiccia e insostenibile presenza di personale precario sia medico sia del comparto senza nessuna reale prospettiva di stabilizzazione e, quindi, con mobilità passiva anche del personale sanitario verso le Asl limitrofe che offrono contratti a tempo indeterminato.
Inoltre, l’incendio divampato nel Spdc la notte del 25 ha prodotto, fortunatamente e fortunosamente, solo conseguenze contenute per i pazienti, grazie anche al pronto intervento del personale in servizio. Come dire che eravamo stati facili profeti a segnalare da più di un anno tutta una serie di carenze organizzative, di personale e strutturali nel Dipartimento di Salute mentale. Molte, troppe, le problematiche segnalate al direttore Roberto Roberti e alla Direzione generale, anche da parte di sigle sindacali (Uil e Cisl) senza ricevere, però, nessuna risposta da parte dell’Azienda. Anzi l’atteggiamento è stato quello di barricarsi dietro un modo di lavorare vecchio di trent’anni, ancorato a una psichiatria demagogica e ideologica, tralasciando l’utilizzo della buona pratica clinica in uso nei Dsm che realmente sono efficienti. Sempre in riferimento al Spdc, da circa due anni è stato richiesto dal personale un adeguamento minimo, ma indispensabile, del reparto, a partire da semplici aspiratori di fumo, presidi igienico-sanitari, segnalatori di incendio, uscite di sicurezza e turnazione di personale di ruolo, ma nulla è stato fatto.
Ancora più rilevante e grave, se possibile, è la “latitanza” del dottor Roberti, primario del reparto. Inoltre, nella recente attribuzione di posizioni, si è guardato da affidare incarichi gestionali e professionali ai suoi collaboratori (medici e infermieri) che di fatto portano avanti il lavoro, seppur tra numerose difficoltà. Non è certamente questa la sanità che i reatini, utenti e operatori, si meritano.
Si tratta di una situazione reale in netto contrasto coi pomposi proclami di buona ed efficiente gestione espressi pedissequamente dal direttore Bellini e dai suoi collaboratori.