Riguardo la situazione dei rifugiati ospitati nel villino di via Salaria per Roma si precisa che l’Amministrazione Comunale non ha mai preso accordi di nessun genere per il pagamento di affitto e bollette. I ragazzi sono usciti dal progetto della cooperativa Te.Sa. circa un anno e mezzo fa e dalle informazioni in possesso del Comune risulta che gli stessi avevano occupato abusivamente l’appartamento poi contrattualizzato dall’associazione Ari.
Alcuni di loro, nel 2013, hanno inoltrato al Comune istanze per ottenere un contributo economico straordinario finalizzato al pagamento del rinnovo del permesso di soggiorno, all’acquisto dei biglietti di trasporto per trasferirsi altrove e per il pagamento del canone di locazione. Istanze che sono state respinte perché la documentazione richiesta, in particolare il contratto di affitto regolarmente registrato a nome dei richiedenti, era risultata carente. Nel 2014 le uniche istanze presentate ai Servizi sociali sono quelle volte ad ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno e/o il pagamento delle spese per il trasferimento, per chi non l’ha già percepito nel 2013.
“Crediamo che i progetti destinati all’assistenza dei rifugiati – dichiara l’assessore alle Politiche socio-sanitarie Stefania Mariantoni – debbano essere gestiti meglio e che coloro che si occupano di questo delicato compito debbano avere come unico obiettivo la vera inclusione sociale. Il problema è la mancata integrazione di chi, finito il periodo di protezione, rimane sostanzialmente abbandonato. Se si pensa che tutto debba necessariamente ricadere sui Servizi sociali dei Comuni non solo siamo fuori da ogni logica, soprattutto in un momento come questo per il nostro Comune, ma rasentiamo l’assurdo. Metteremo in campo tutte le nostre risorse, economiche e umane, ma tratteremo tutti allo stesso modo. In questo momento abbiamo 25 famiglie in condizioni di sfratto esecutivo, in tutto circa 150 persone tra sfrattati e rifugiati”.
“Chi ha soluzioni si faccia avanti, ma lasciarci soli di fronte all’emergenza è intollerabile. Inutile, inoltre, illudere soggetti che si trovano in stato di estremo disagio. Siamo a un passo dal dissesto e tutti gli Enti pubblici e del privato sociale devono essere necessariamente coinvolti, visto che le scelte iniziali non le abbiamo fatte noi. Appare evidente che una piccola città come la nostra non è in grado di assorbire e ammortizzare un numero così elevato di richiedenti asilo e rifugiati, che sono una categoria di migranti molto particolare”.