I più anziani sostengono di non ricordare un simile panorama desolante. Ed in effetti basta girare per Poggio Moiano, ma non solo, per verificare che si sta davanti ad uno spettacolo non usuale per la stagione.
Normalmente in queste settimane è tutto un pullulare di mezzi agricoli e di messa a punto delle attrezzature che si utilizzano per la raccolta delle olive: oggi è tutto fermo come se l’olivicoltura non facesse parte del bagaglio economico, di tradizioni e di vita vissuta di questi paese della Sabina. Ancora più deprimente è il quadro dei frantoi deserti: due o tre cassoni pieni a fronte di cataste di cassoni vuoti.
E’ il frutto dei mutamenti climatici – è stato detto – che portano primavere ed estati fresche, umide e cariche di pioggia che non favoriscono l’attecchimento e lo sviluppo delle olive ed invece sono il migliore terreno per la proliferazione della mosca olearia e di altri microorganismi che contribuiscono a fiaccare gli sforzi dei produttori.
“Siamo di fronte ad una situazione impensata fino a poche settimane fa- sostiene il sindaco Sandro Grossi fresco di elezione – a primavera inoltrata sembrava si fosse davanti ad una stagione produttiva non eccellente ma nessuno poteva pensare che le famiglie del Comune che amministro fossero nella condizione di dover acquistare l’olio per far fronte alle esigenze familiari. Un evento di queste dimensioni non si verificò neppure nel 1985 quando una gelata compromise oltre il 70% degli oliveti preesistenti.”
Per questo ha deciso di correre ai ripari ponendo la questione, in maniera formale, alle autorità istituzionali, ai rappresentanti politici ed alle organizzazioni agricole.
Nella nota inviata al Ministro delle Politiche Agricole, al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, all’assessore all’agricoltura Sonia Ricci, ma anche al deputato Melilli, al consigliere Mitolo, all’assessore Refrigeri e al Prefetto di Rieti si chiede di interessarsi della situazione eccezionale e di attivare le procedure per il regime di aiuti tesi a indennizzare la perdita della produzione agricola.
A Poggio Moiano peraltro si paventa un ulteriore rischio: praticamente tutte le aziende agricole dal 1994 certificano l’olio come biologico; l’eventuale abbandono di tale pratica agricola rappresenterebbe una sconfitta economica ma anche un arretramento ambientale che il Comune non vuole correre e per questo corre ai ripari.