Rissa in cella, Sabina Radicale: “La causa è sempre il sovraffollamento”

Le cronache cittadine e anche nazionali riportano della rissa scoppiata giorni fa tra detenuti che condividevano una cella del carcere di Rieti e che ha causato il coma e la prognosi riservata per uno di loro; ad oggi non ci sono altre notizie sulle sue condizioni e crediamo non ce ne saranno. L’accaduto, che non sembra giustificare le consuete richieste sindacali di “strumenti adeguati più volte richiesti con forza” (quali, nello specifico?), riporta al vero problema dell’universo carcerario: quella rissa di un “gruppo” di detenuti non sarebbe avvenuta se le celle (progettate per uno e da subito passate a due) ospitassero solo due reclusi anziché tre o quattro. Il sovraffollamento, che a Rieti viaggia intorno al 70%, oltre ad inasprire nel quotidiano gli animi dei detenuti, rende più difficile la consueta accortezza della Direzione di tenere separati compagni di cella rivelatisi, per mille possibili motivi, tra di loro incompatibili.

Per questo siamo d’accordo con l’appello che i sindacati hanno rivolto nella circostanza a Ministero e DAP (che peraltro ancora dopo tre mesi è affidato ad un vicecapo) per un “intervento concreto”, il Governo stesso è cosciente del problema sovraffollamento e dichiara di volerlo risolvere con molte e diverse misure: nuove carceri, minor uso di carcerazione preventiva, diverso percorso per i tossicodipendenti, rimpatrio di stranieri. Purtroppo nulla di tutto ciò ancora si vede e, riprendendo il titolo del convegno del luglio scorso della Camera Penale reatina, “non c’è più tempo”.