All’Università Agraria di Corese Terra, a Fara in Sabina, si è appena conclusa con grande successo la mostra “Cvres: custodi del passato, creatori di futuro”. La mostra, organizzata e curata da Oliviero Riggi (direttore del Centro Studi Coresano), ha raccontato la storia locale attraverso reperti, documenti, immagini e narrazioni che hanno condotto i numerosi visitatori in un affascinante viaggio nel tempo. Una peculiare esposizione, frutto di lunghi anni di studi e ricerche.
“Fin da piccolo, passeggiando con mio padre nelle campagne intorno a Corese Terra – confida Riggi – rimanevo incuriosito dai vari frammenti di vasellame, marmi, tessere di mosaico, parti di mura caratterizzate da opus reticolatum, opus incertum, frammenti di intonaco colorato… disseminati un po’ dappertutto. Con questi frammenti mi divertivo a fantasticare sulla storia e sulle storie che impregnavano questo territorio”. Una passione che, col passare degli anni, si è concretizzata attraverso lo studio e le esperienze. “Cresciuto – continua Riggi –, l’amore per la storia si è accentuato sempre più, frequentando l’università e in particolare un corso di Storia della Filosofia Medievale presso la pontificia Università Salesiana, dove il docente mi ha trasmesso l’amore per la ricerca e soprattutto per lo scavo. Quindi, da quel momento, ho iniziato a recuperare tutto quello che mi capitava con fotocopie, foto e acquistando testi: un’operazione iniziata circa 25 anni fa. E continuerò fino a quando a potrò”. Dunque, la mostra “Cvres: custodi del passato, creatori di futuro” rappresenta il risultato di questi lunghi anni di passione e dedizione. Per scoprirne i dettagli, abbiamo fatto alcune domande specifiche.
- Dottor Riggi, com’è nata l’idea di questa mostra? E, nella fattispecie, com’è nata l’idea di raccontare diversi aneddoti storici riguardanti la frazione di Corese Terra?
Cinque anni fa circa, sollecitato da altre persone, ho iniziato a dare un senso al materiale raccolto e soprattutto a posizionarlo sulla linea temporale. Ho così cercato di costruire un Centro Studi Coresano, per sensibilizzare e raccogliere tutte le persone interessate a questo progetto “storico”. E, preso sempre più coscienza che la storia è bella, ma anche impegnativa, ho cercato di renderla fruibile attraverso dei pannelli di una mostra: una raccolta di piccole (e non) storie, aneddoti e fatti che aiutano, senza dubbio, a suscitare interesse.
- La mostra presenta un percorso espositivo articolato che prende in esame anche il territorio comunale di Fara in Sabina. Quali sono i segreti e i misteri che sono venuti alla luce?
Il territorio che è preso in considerazione è ben determinato: riguarda infatti una parte del Comune di Fara in Sabina, una parte del territorio comunale di Nerola e una parte del territorio di Montelibretti, cioè quello stretto dall’abbraccio del Fosso Corese rintracciabile nella terra di Curese (attualmente comprendente le frazioni di Corese Terra, Borgo Quinzio, una parte di Borgo Santa Maria e una parte di Passo Corese). Va subito sottolineato che questo territorio da sempre è stata una zona di confine (tutt’oggi confine di due province).
- Qual è, fra i documenti studiati, quello più emozionante e significativo?
I documenti presenti sono vari e non sono stati esposti tutti: ognuno è interessante e unico. Sicuramente l’accento cade sullo Statuto di Corese (in volgare), che essendo una vera e propria raccolta di leggi, mostra uno spaccato dettagliato della comunità “corresana” di circa cinquecento anni fa.
- La scelta dell’Università Agraria di Corese Terra come sede dell’esposizione com’è maturata?
L’Università Agraria di Corese Terra è stata scelta per varie motivazioni: innanzitutto risiede in una parte del Castello di Corese e inoltre è uno dei promotori del Centro Studi Coresano. Ma soprattutto rintraccia nello Statuto di Corese il suo primo regolamento.
- E dopo la mostra appena conclusa, ci sono altre date in calendario o progetti simili per il futuro?
La mostra ha suscitato grande interesse. La particolarità dell’esposizione e della presentazione ha attirato molte persone residenti nel nostro territorio, ma anche provenienti da Roma, dai Comuni della Sabina reatina e romana e soprattutto stranieri. Per il momento però non sono previste altre date per l’esposizione, ma se si palesa la volontà di qualcuno sensibile alla storia della nostra terra, sono a disposizione. Condivido volentieri quello che ho.