La FISA sul decreto bagnini: “È discriminante”

Di seguito un articolo di Stefania Mezzina per il Resto del Carlino, con la risposta della FISA sul Decreto Bagnini: “La Federazione italiana salvamento acquatico si appella allo Stato a proposito della questione Formazione, dopo il decreto ministeriale n. 85 del 28 maggio 2024, (pubblicato sulla Gazzetta il 27 giugno). Ne abbiamo parlato con il presidente nazionale della Fisa, che ha sede a San Benedetto, Raffaele Perrotta.Perchè questo appello?

“E’ un nuovo monopolio del Governo per il rilascio dei brevetti di Assistente Bagnanti, ne sono indignato. E’ discriminante, favorisce una sola realtà, e rischia di paralizzare e depotenziare un settore importante come quello del soccorso acquatico, a svantaggio, soprattutto, degli assistenti bagnanti. Il decreto introduce nuove norme per l’individuazione dei soggetti autorizzati a tenere corsi di formazione per il salvamento in acque marittime, interne e piscine, e per il rilascio delle abilitazioni per l’attività di assistente bagnanti. Sebbene l’obiettivo dichiarato fosse quello di favorire e incoraggiare l’accesso alla formazione per il personale addetto al salvataggio in acqua, nella pratica ha consolidato il monopolio della Federazione Italiana Nuoto. Tra l’altro la Fisa era il settore salvamento della stessa Fin, che per il decreto Melandri è stata separata per diventare ente di formazione professionale. Il decreto, al contrario, sarebbe potuto diventare un esempio dell’Italia nei confronti degli altri Paesi europei”.Quali erano le alternative?”Allestire un tavolo rotondo basato su uno studio dettagliato fatto da professionisti, non dello sport, valutando tutti gli elementi di un’attività professionale: avrebbero potuto creare leggi e regolamenti basati soprattutto su un risk-assessment, attraverso programmi per limitare il fattore rischio nell’ambiente acquatico e non solo. Il decreto va contro ogni aspettativa attesa dalla Fisa, nonostante esposti alle autorità e ministeri competenti.

Infatti, venendo a sparire totalmente gli esami da parte delle Capitanerie di Porto, esiste il pericolo che la formazione non venga svolta secondo i parametri di un’alta professionalità. In precedenza la Fisa aveva denunciato una falla nel sistema, che permetteva di convertire il brevetto da piscina interno a quello mare con una prova di voga, senza verifica da parte dell’autorità competente circa le effettive capacità e su quelli rilasciati in precedenza. Ciò che sembra essere sfuggito al Garante della Concorrenza è la disposizione che monopolizza la formazione al salvamento: l’allenatore di nuoto per salvamento di secondo o terzo livello, titolo che attualmente può essere rilasciato solo dalla Federazione, sotto l’egida del Coni, passato inosservato. Un brevetto sportivo, dunque, a garanzia del settore delicato e professionale del salvamento acquatico”.