Nuovo disciplinare caccia al cinghiale, Ricci: “Si torna indietro di decenni”

‘Tanto tuonò che piovve o, se vogliamo, la montagna ha partorito un topolino (anche un pò bruttino a dire il vero). Circola nei media la bozza del nuovo disciplinare per la caccia al cinghiale in battuta nella Regione Lazio per la stagione venatoria 2024/2025 e, a parere dei cacciatori che praticano questa attività, ci porta indietro di decenni. Basti sapere che ad oggi il cinghiale rappresenta il vero problema (almeno così dicono) dell’agricoltura, della peste suina africana e, non ultimo, quello della sicurezza stradale e la Regione nella bozza di disciplinare, pone ulteriori vincoli per la caccia in braccata che (dati in possesso della Regione stessa) é l’unica forma di caccia che produce numeri elevati.

Nulla da dire sulle altre forme di caccia che vanno comunque salvaguardate, ma se si volesse risolvere, o almeno mitigare, il problema si dovrebbero alleggerire i vincoli su questa attività o non gravarla ulteriormente di pastoie che servono esclusivamente a creare attriti tra i praticanti delle diverse forme di caccia. Verrebbe quasi da pensare che il problema non lo si voglia risolvere. In conseguenza di quanto detto, l’Associazione Nazionale Italcaccia, attraverso la sua presidenza regionale, ha manifestato con email all’assessore Righini, il disappunto proprio e delle migliaia di cacciatori che praticano questa attività facendo anche proposte tra le quali quelle fatte dai componenti presenti alla riunione della cabina di regia di Rieti tutte purtroppo disattese.

Le criticità evidenziate all’assessore toccano vari aspetti tra quali le più significative riguardano il numero minimo dei componenti necessari per formare una squadra, la riduzione dell’ettaraggio per alcune zone di caccia, legare l’assegnazione degli 11 punti al raggiungimento del piano di controllo, il fatto che ogni squadra debba avere iscritti tra i componenti almeno 4 selecontrollori e che gli stessi, durante il periodo febbraio/settembre debbano effettuare un numero di abbattimenti pena la non riassegnazione della zona per la stagione successiva. Viene da pensare che l’attuale pianificazione cui si è giunti altro non è che il risultato di almeno un trentennio di aggiustamenti e modifiche che non può essere cancellato dall’oggi al domani, con un semplice atto. La speranza è che la richiesta avanzata produca gli effetti desiderati cosicché si potrà dare risposte certe agli agricoltori, ai cacciatori ed alla collettività”.

Così nella nota Vincenzo Ricci, presidente Regionale Italcaccia